Questa settimana compiremo un brevissimo salto cronologico
Per comodità, parleremo di un filosofo e pensatore che vive e opera fra il 1880 e 1936: Oswald Spengler.
Compio questa scelta per non intralciare, dalla prossima puntata, il “ racconto” della filosofia nietzschiana.
Spengler è un autore poco conosciuto ma che ebbe una grande risonanza in tutti i campi. Quello che è considerato il capolavoro del nostro autore è Il tramonto dell’occidente. Opera che viene pubblicata solo intorno al 1918 la cui tesi fondamentale è che la civiltà occidentale abbia raggiunto il suo culmine, il termine del suo ciclo vitale e si appresti ad entrare in una crisi profonda che la porterà alla sua morte.
Siamo di fronte ad una concezione della storia di tipo circolare. La storia, al contrario della Natura che viene vista come ciò che è prodotto dalla vita, è il mondo del divenire di forme. Mi spiego meglio. Nella storia, secondo Spengler, si generano sequenze di culture o civiltà le quali sono come organismi biologici che nascono, crescono, si sviluppano e muoiono.
Ne consegue logicamente che vi saranno nella storia delle civiltà periodi di fioritura seguiti da altri di decadenza. Spengler trova un riscontro di questa sua teoria nella storia antica. Pensiamo all’Impero Romano, dice. Giunti a quello che possiamo definire il culmine della cultura antica, si è passati ad un periodo di decadenza e di imbarbarimento. Da popolo erudito e colto, i romani tornano ad essere, in breve tempo, ad un popolo incivile e d arretrato. Roma è solo un esempio, lo stesso vale per i Persiani, i Greci, i Turchi.
Nella storia secondo Spengler non prevale la cultura, ma l’aggressione e la barbarie. Una volta esaurita l’energia vitale di non vi è nulla da fare.
Nello studio dei popoli Spengler ritiene molto modernamente che in nessun caso esistano valori assoluti: tutti i singoli valori sono figli del proprio tempo. Finita una determinata cultura, finiranno con essa anche i valori che l’hanno contraddistinta.
E’ evidente che si supponga l’esistenza di elemento destinale necessario: l’uomo, di fronte a tale movimento ciclico, non può fare nulla, deve solo accettarlo. Non dipende la lui e non prescinde dal suo impegno. Tale destino sembra quasi essere soprannaturale, metafisico.
Si può parlare per tale concezione del mondo di Determinismo: tutto è già scritto, c’è un disegno storico che va in una precisa direzione che l’uomo non riesce però a cogliere per intero.
Seconda tesi sostenuta è che l’Occidente, come noi lo conosciamo, stia per entrare nella fare discendente. Molti aspetti portano Spengler a sostenere tali tesi.
In primis una crisi evidente della morale e della religione. In entrambi i casi l’uomo non trova più una sicurezza per la propria vita.
Nascono in questo periodo anche nuovi “idoli” ad esempio il consumo e il denaro. Piano piano si rovesciano tutti i valori e tutti gli ideali che un tempo venivano considerati positivi: famiglia, lavoro, benessere..ora sono considerati sbagliati. Invece di aspirare a crescere, a migliorare, l’uomo moderno non crede più a nulla. Tale concetto è ripreso dalla filosofia di Nietzsche, il quale aveva già avviato la sua riflessione. Spengler la conosceva bene.
Questi elementi di decadenza preludono un ritorno al primitivo, al primordiale.
La fine di tutto è l’inizio di tutto. Si rifonderanno nuovi valori, una volta terminata questa società, e si ricostruirà qualcosa di diverso. C’è un carattere fortemente vitalistico nel pensiero di Spengler: tutto ciò che è debole, malato o inferiore è destinato a scomparire per lasciare spazio a ciò che è energico attivo.
Quella di Spengler può essere considerata una riflessione sociologica applicata alla storia.
Questo sentore che la società fosse “malata” era diffuso nell’aria. Cito soltanto un’altra opera di un illustre e noto intellettuale: Il disagio della civiltà, di S. Freud.
Qui Freud sostiene che l’uomo moderno sia un animale malato. Le malattie e le psicosi che in questo periodo iniziano ad essere più frequenti sarebbero causate, secondo il padre della psicanalisi, dal fatto che l’uomo sia ancora a tutti gli effetti un animale, ma che all’interno della società sia costretto a comportarsi in un certo modo, seguendo determinate istituzioni.
Questo è collegato con l’idea di tramonto della civiltà?
Nietzsche dirà di sì e darà un nome preciso a questa crisi mondiale dell’occidente: il Nichilismo.
Il film che vi consiglio questa settimana è Eternal Sunshine of the Spotless Mind – tradotto ( male) in Italiano in Se mi lasci ti cancello, di Michel Gondry.
Una riflessione sull’oblio che ci sarà utile per la prossima settimana… “Beati gli smemorati perché avranno la meglio sui loro errori”.