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Lo strutturalismo: un’introduzione

Scritto da Alba Fecchio il 20.04.2012

Alba del pensiero - rubrica settimanale di filosofia e naturaFacciamo un passo in avanti, abbiamo sorpassato l’Esistenzialismo e la Scuola di Francoforte. D’ora innanzi dovremmo iniziare a parlare di quel movimento culturale che è passato alla storia come Strutturalismo.

Spostiamo il nostro focus, dalla Germania alla Francia. Siamo intorno agli anni Sessanta. Sotto il concetto di Strutturalismo in realtà si stratificano plurimi significati. La ragione di questa stratificazione è molto semplice: non ci troviamo di fronte ad un movimento solo filosofico, ma culturale a tutto tondo. Si può parlare a buon diritto di “tendenza metodologica” che ha due filoni ben identificabili: uno in ambito linguistico e l’altro in ambito filosofico- antropologico.
Le linee guida di tale movimento culturale sono simili però: la realtà appare agli strutturalisti caratterizzata da un insieme di relazioni interconnesse fra loro. Senza interconnessione, non esisterebbe la realtà stessa. Ciò che conta è quello che si può chiamare Struttura, quindi, che ha il primato su tutto.
Solo mediante lo studio delle strutture si possono cogliere gli elementi fondanti di qualsiasi cosa. Tale concetto si applica a tutti i campi: filosofia, antropologia, linguistica, critica letteraria ecc.

Pare evidente che per i suoi caratteri, lo Strutturalismo si presenta contrario ai più importanti movimenti culturali del 900 (e non solo): è contro l’atomismo, in quanto la supremazia “ontologica” è della struttura, gli atomi da soli non spiegano nulla per gli strutturalisti, è necessaria la struttura, ossia una dinamica di interconnessione fra di loro.
E’ contro l’esistenzialismo: lo strutturalismo nega la libertà individuale e il valore personale delle scelte dell’individuo. E’ la struttura che decide tutto, anche a livello inconscio.
Infine è contro lo Storicismo. Se nell’Ottocento l’idea di una strada sempre proiettata verso il progresso e il miglioramento costante della civiltà era dominante, lo strutturalismo pone una lacerazione netta: esso vede la storia come un insieme di processi eterogenei che operano in modo totalmente discontinuo. Il tutto va spiegato grazie ad un sistema “impersonale” di strutture, culturali, economiche, antropologiche e politiche. La storia, quindi, viene studiata come un insieme articolato di strutture diverse che agiscono in sincrono e producono le modificazioni storico-culturali.

Le origini dello strutturalismo si riscontrano negli studi linguistici di Ferdinand de Saussurre, anche se il termine stesso Strutturalismo viene usato per la prima volta dall’antropologo recentemente scomparso, Claude Levì-Strauss.
La domanda che sorge spontanea è questa: cos’è questa Struttura? Si può dire che con il concetto generico Struttura, tale movimento identifica un elemento autosufficiente che appare essere caratterizzante delle diverse dinamiche studiate nei vari settori. In breve, sarà necessario riscontrare sempre una struttura che si ripete, ad esempio nel evolversi della storia, e da lì partire per comprendere le differenze o problematiche che ogni volta si ripetono. Appare evidente che lo Strutturalismo di presenti come analisi rigida, con una pretesa Scientifica in tutti i settori studiati.

Dalla settimana prossima passeremo in rassegna quegli autori e filosofi che si definiscono strutturalisti. Sarà un viaggio tortuoso che toccherà i più vari ambiti di ricerca…ma la multidisciplinarità è la via di rinascita  per la mia Filosofia. Ne sono certa.
Il film che vi consiglio questa settimana è The Illusionist, di Neil Burger.

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