Questa settimana ci tocca la prometeica impresa di parlare di Georg Wihliem Fredrich Hegel.
Hegel è da tutti considerato “Il filosofo” per eccellenza. Colui che muta un intero secolo, colui che svolge la funzione, volente o nolente, di paradigma per un’intera generazione successiva.
Egli nasce a Stoccarda nel 1770, ha una vicenda famigliare travagliata con la morte prematura della madre. Si dedica a studi di tipo religioso e morale nel primo periodo dei suoi studi, in particolare approfondisce tali argomenti durante un periodo di studi a Francoforte che durerà 3 anni. Abbiamo già parlato della sua amicizia con Schelling e il poeta Holderlin che terminerà in modo drastico nel 1807, data per noi importante perché segna la pubblicazione dell’opera più importante di Hegel: La Fenomenologia dello Spirito. Solo nel 1818 otterrà la cattedra di filosofia a Berlino, al culmine della sua fama in tutta Europa.
Perché Hegel fu così importante? -e- in che cosa consiste il suo pensiero?
In parte alla prima domanda abbiamo già risposto la settimana scorsa. Hegel è creatore di un nuovo e innovativo sistema filosofico che muove dalla filosofia kantiana, rinnegandola, aggiungendo influenze illuministiche e romantiche. Il risultato è una nuova concezione della realtà. A questo va aggiunto un linguaggio curato nei minimi dettagli che mira a riproporre la sobrietà dei classici greci e latini. I termini usati poi vengono ad avere accezioni nuove, primo esempio fra tutti è la parola “Spirito”: non ha più in Hegel alcun significato religioso, ma sta ad indicare la totalità del mondo stesso, per ora diciamo così, che procede in un cammino continuo ed ininterrotto.
Centro motore della filosofia hegeliana è il concetto di dialettica. Premessa indispensabile a questo è dire che la realtà è vista, dal nostro filosofo, come un processo. Lo spirto umano, la società umana, le istituzioni sono fenomeni essenzialmente storici. Tale concezione non è prettamente hegeliana ma caratterizza tutto il secolo dell’800.
La realtà è un processo in divenire, prendiamo questo presupposto. La filosofia allora, intesa come tentativo di spiegare la realtà, non può utilizzare concetti statici e rigidi; tali concetti infatti risulterebbero inadeguati al loro oggetto. I termini con cui più Hegel se la prende sono quelli di “sostanza” e “soggetto”. Per spiegare la realtà non si può ridurla ad una serie di nomi vuoti e morti, si deve cercare di riproporre quel dinamismo vivente di cui la realtà è naturalmente portatrice.
Anche i romantici, se vi ricordate, la pensavano pressappoco così, ma ricorrevano all’arte per tentare di “spiegare” la realtà. Fare questo, significa per Hegel, equivale ad accettare che la scienza filosofica sia impossibile, un’illusione. Al contrario il nostro filosofo propone una riforma della Logica. La Logica è il metodo tradizionale della filosofia occidentale di intendere e definire il concetto. Proponendo una riforma di tale metodo, Hegel vuole far comprendere che ogni concetto, visto a se stante, è astratto ed erroneo. Deve essere studiato, al contrario, il movimento concettuale che porta ai singoli concetti. Tale movimento concettuale per Hegel consta sempre di tre momenti determinati: il primo è definito tesi e svolge la funzione di pura posizione del concetto, la seconda è della antitesi, vale a dire la negazione del concetto recedente. Tesi e antitesi sono però parziali ed astratte, solo la loro unità, la sintesi consente di comprendere il vero nella sua totalità.
Questo processo è infinito, in quanto la trovata sintesi diverrà a sua volta tesi, che andrà a contrapporsi ad una nuova antitesi e così via.. Tale procedimento è un metodo hegeliano definito Dialettica degli opposti.
Il momento essenziale della dialettica hegeliana è la negazione. Il negativo è la molla che fa procedere l’intero “meccanismo”. Cerchiamo di fare un esempio tratto da Hegel stesso. Prendiamo il principio di identità A= A. tale è una tesi pura, di per sé vuota e astratta. Poniamo la sua antitesi A non è A. il ruolo della negazione è quello di svelare la parzialià della tesi, farci porre delle domande su cosa sia l’essenza della prima A e della seconda A. La sintesi è data dall’unione fra tesi e antitesi, in questo caso scopre che le due A sono sì distinte e diverse come vorrebbe l’antitesi, ma scopre anche che la loro differenza è la differenza di un’identità come già diceva la tesi. A e A sono sono diverse in quanto uguali e uguali in quanto diverse. La sintesi, in altre parole, accoglie in sé sia la tesi che l’antitesi e le invera. Non è una mera somma, ma è la sintesi che tiene unito il tutto e scopre la complementarietà dei due elementi prima contrapposti.
Questo schema esprime da un lato il movimento del pensiero e dall’altro anche quello della realtà. Ne consegue che il pensiero non sia estraneo alla realtà ma anzi, ne sia il compimento. Hegel arriverà ad affermare infatti che il reale è razionale e il razionale è reale. Ciò sta a significare semplicemente che sia il pensiero, sia i procedimenti storici cui assistiamo procedono sempre attraverso lo schema triadico che Hegel ha creato.
Per questa settimana abbiamo già messo molta “carne sul fuoco”, la settimana prossima cercheremo di continuare questo viaggio alla scoperta del maestro Hegel.
Il film che vi consiglio questa settimana è Caos Calmo di Antonio Grimaldi.