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Il cardiofitness migliora la capacità cognitive

L'attività fisica che mantiene allenato il cuore, tiene in salute anche il cervello secondo un nuovo studio

Scritto da Elisa Corbi il 04.04.2014

Un nuovo studio pubblicato su Neurology ®, la rivista medica dell’American Academy of Neurology, afferma che i giovani  adulti che partecipano ad attività di cardiofitness possono conservare meglio la memoria e le capacità cognitive con l’avanzare dell’età.

“Molti studi dimostrano i benefici per il cervello di una buona salute del cuore”, ha detto l’autore dello studio David R. Jacobs . “Questo è uno studio  importante che ricorda ai giovani adulti i benefici che attività di cardiofitness come la corsa, il nuoto e la bicicletta recano al cervello.”

correre fa bene al cervello

Il fitness cardiorespiratorio misura quanto il nostro corpo trasporta l’ossigeno ai muscoli  e quanto bene i muscoli sono in grado di assorbire l’ossigeno durante l’esercizio.

Per lo studio , 2.747 persone sane con un’età media di 25 anni sono state sottoposte a un test di tapis roulant  e poi di nuovo 20 anni dopo. I test cognitivi eseguiti 25 anni dopo l’inizio dello studio hanno misurato la memoria verbale , la velocità psicomotoria ( il rapporto tra capacità di pensiero e movimento fisico) e la funzione esecutiva.

Per la prova di tapis roulant, che era simile a un test di stress cardiovascolare, i partecipanti camminavano o correvano  fino a che dovevano fermarsi o avevano sintomi di mancanza di respiro. Al primo test, i partecipanti hanno avuto una durata media di 10 minuti sul tapis roulant. Venti anni dopo  quel numero è diminuito di una media di 2,9 minuti.

A ogni minuto in più completato sul tapis roulant durante l’anno di allenamento sono corrisposti 25 anni dopo: 0,12 parole corrette a un test di memorizzazione di quindici parole e 0,92 numeri in più sostituiti correttamente in un test di velocità psicomotoria.

“Altri studi in individui più anziani hanno mostrato che questi test sono tra i più affidabili per prevedere lo sviluppo della  demenza. Uno studio ha dimostrato che ogni parola aggiuntiva ricordata durante il test della memoria è stata associata a una riduzione del 18 per cento del rischio di sviluppare demenza dopo 10 anni” afferma Jacobs. “Questi risultati sono in grado di aiutarci ad identificare in precedenza e di conseguenza aiutare coloro ad alto rischio di sviluppare questa patologia 

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