Grazie al progetto Gaia dell’ESO gli scienziati hanno potuto scoprire, studiando la composizione chimica delle grandi stelle che compongono la Via Lattea, che la nostra galassia potrebbe essersi formata dall’interno verso l’esterno.
Studiando gli elementi che compongono le stelle della nostra galassia, in questo studio in particolare il magnesio, gli astronomi hanno potuto determinare l’epoca di formazione delle diverse zone della Via Lattea. In questo modo i ricercatori hanno potuto affermare che la zona centrale della galassie sarebbe quella più antica.
Grazie ad uno dei più grandi telescopi del mondo, il VLT, un team internazionale di astronomi ha rilevato i dati della metallicità di diverse stelle, per posizione ed età. La metallicità indica la presenza di elementi diversi da elio e idrogeno. Le stelle più vecchie hanno una bassa metallicità perchè dopo il Big Bang era formato soprattutto da questi due elementi.
Le stelle massicce, che hanno vita breve e muoiono come supernove, producono enormi quantità di magnesio durante la loro esplosione. Questo evento catastrofico può formare una stella di neutroni o un buco nero o anche innescare la formazione di nuove stelle.
La squadra ha dimostrato che le stelle più vecchie e povere di metalli che si trovano nell’orbita del Sole hanno un’alta probabilità di avere alti livelli di magnesio.
Le stelle che si trovano nelle regioni esterne del disco galattico – al di fuori dell’orbita del Sole – sono prevalentemente giovani e hanno livelli di magnesio sorprendentemente bassi rispetto alla loro metallicità.
Questo indicherebbe che al centro della Via Lattea la formazione stellare sarebbe stata molto più veloce che all’esterno.
“Siamo stati in grado di gettare nuova luce sui tempi di arricchimento chimico attraverso il disco della Via Lattea , mostrando che le regioni esterne del disco impiegano molto più tempo nella formazione”, ha detto Maria Bergemann dell’ Istituto di Astronomia di Cambridge, che ha condotto lo studio. Per questo Bergemann crede che la Via Lattea possa essere un esempio di come le galassie, come sostiene una teoria, possano svilupparsi dall’interno verso l’esterno.
Inoltre lo studio ha fornito nuovi elementi riguardo alla ipotizzata doppia struttura della Via Lattea, che prevede la presenza di un disco sottile e uno più massiccio nella nostra galassia.
“il disco sottile ospita bracci a spirale, giovani stelle, nubi molecolari giganti – tutti oggetti che sono giovani, almeno nel contesto della Galassia”, spiega Aldo Serenelli dell’Istituto di Scienze Spaziali (Barcellona) e co- autore del studio. “Ma gli astronomi hanno a lungo sospettato che ci sia un altro disco, che è più spesso, più corto e più vecchio. Questo disco spesso ospita molte vecchie stelle che hanno una bassa metallicità “.
Gilmore ha aggiunto: “Questo studio fornisce una nuova entusiasmante prova che le parti interne del disco spesso della Via Lattea si sono formate molto più rapidamente di quanto hanno fatto le stelle del disco sottile”
In teoria , dicono gli astronomi , il disco spesso – proposto da Gilmore 30 anni fa – potrebbe essere emerso in diversi modi. “La Via Lattea ha cannibalizzato molte piccole galassie durante la sua formazione. Ora, con il Gaia – ESO Survey , siamo in grado di studiare i tracciati dettagliati di questi eventi, in sostanza, sezionando il ventre della galassia”, ha dichiarato Greg Ruchti, ricercatore presso il Lund Observatory in Svezia, che co- conduce il progetto.
Il satellite Gaia, installatosi pochi giorni fa nella sua orbita nel punto L2, chiarirà ancora meglio, nei prossimi due anni, questo problema con ulteriori dati, secondo gli scienziati. L’obiettivo di Gaia è quello di creare la più precisa mappa in 3D della nostra galassia che sia mai stata realizzata. La missione durerà 5 anni e l’analisi della enorme massa di dati di Gaia sarà condotta da ben 400 scienziati.