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Un batterio veneziano risana il mare dal petrolio

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 18.06.2013

Un batterio che risana il mare quando inquinato dagli idrocarburi. Esiste già e si chiama Acinetobacter venetianus VE-C3. I ricercatori del CNR hanno decodificato il suo genoma e la ricerca è stata pubblicata su Research in Microbiology. Questo batteri, quando impiegati dall’uomo nel “biorisanamento”, vengono utilizzati in caso di inquinamento delle acque da petrolio. Il sequenziamento è utile per comprendere i meccanismi che consentono ai batteri di adattarsi al particolare ambiente in cui vivono.

Venezia

Il batterio che elabora le sostanze tossiche dannose per l’uomo presenti nell’acqua è stato scoperto
nella laguna di Venezia nel 1996.
E’ un batterio marino che vive nelle acque inquinate e ha sviluppato la capacità di metabolizzare composti come gli idrocarburi rendendoli meno dannosi per l’ambiente; tale processo, quando sfruttato dall’uomo viene chiamato ‘biorisanamento’.

Il genoma completo del batterio è stato ora sequenziato, grazie a un gruppo di ricerca internazionale, coordinato da Renato Fani, associato di Genetica presso l’Università di Firenze, in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Milano.

“Lo studio del genoma di Acinetobacter venetianus VE-C3”, spiega Marco Fondi, ricercatore dell’Università di Firenze, “fornisce importanti informazioni sui meccanismi messi in atto dai batteri per adattarsi al particolare ambiente biologico in cui vivono; permette di comprendere i meccanismi alla base del metabolismo degli alcani e dell’adesione dei batteri alle gocce di idrocarburi (come il diesel) e di resistenza ai metalli pesanti”.

“Il sequenziamento del genoma batterico”, aggiunge Ermanno Rizzi, ricercatore dell’Itb-Cnr di Milano, “è stato possibile grazie all’utilizzo di nuove tecnologie, in grado di produrre un’elevata quantità di sequenze, che consentono di decodificare un intero genoma batterico senza informazioni genetiche a priori. Grazie ai dati genetici e genomici ottenuti, è stato possibile ampliare le conoscenze dell’intero genere batterico Acinetobacter, rilevandone l’estrema diversità, rispetto ad altri batteri che pur appartenendo allo stesso genere, sono patogeni aggressivi per l’uomo”.

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