Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo lo stop alla somministrazione di staminali trattate con il metodo Stamina è legittimo.
Nivio Durisotto aveva fatto ricorso alla corte per la figlia, che oggi ha 39 anni, e che è malata dall’adolescenza di una patologia degenerativa del cervello. Durisotto aveva chiesto che venisse ordinato agli Spedali di Brescia di riprendere le cure alla figlia dopo che erano state sospese dopo un primo via libera del tribunale.
Durisotto, basandosi sugli articoli 2 (diritto alla vita), 8 (diritto al rispetto della vita privata) e 14 (divieto di discriminazione) della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, ha sostenuto che nel caso della figlia si è verificata in Italia la violazione del diritto alla vita e alla cura “perché impossibilitata ad ottenere la terapia con il metodo Stamina”.
Ma secondo la Corte il divieto di accesso alla terapia “persegue lo scopo legittimo di tutela della salute ed è stato proporzionato a tale obiettivo”.
La Corte ha inoltre ribadito per le cure compassionevoli gli stati Ue godono di un ampio margine di discrezionalità. Nel caso dell’Italia secondo i giudici europei ai sensi del decreto ‘Stamina’ (numero 24 del 2013) sono autorizzate le infusione solo per chi già in trattamento agli Spedali Civili di Brescia prima dell’entrata in vigore del decreto.
Ad oggi però neanche questi trattamenti sono consentiti in quanto i medici degli Spedali di Brescia, applicando un loro diritto, si rifiutano di somministrare i trattamenti, in attesa del parere del nuovo comitato scientifico nominato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.