Il caso della piccola Noemi, autorizzata dal tribunale dell’Aquila alle infusioni d’urgenza di staminali trattate con il metodo Stamina fa tornare alla ribalta, il problema di questo protocollo bocciato da un Comitato Scinetifico a sua volta non riconosciuto dal Tar Lazio.
Mentre è completamente sospeso il futuro del metodo Stamina in Italia i giudici possono continuare ad autorizzare le cure compassionevoli, ma gli Spedali di Brescia, come più volte dichiarato dalla dirigenza, sono in totale affanno e non hanno personale e strutture per soddisfare tutte le richieste.
Il Presidente della Regione Chiodi, però ha dichiarato che farà tutte “le pressioni necessarie affinchè gli Spedali riuniti di Brescia eroghino le cure alla piccola Noemi”.
“Sono molto contento – ha aggiunto Chiodi – per la famiglia di Noemi che il Tribunale dell’Aquila abbia riconosciuto la possibilità alla piccola di curarsi con il metodo Stamina a Brescia. E’ bene sapere che gli Spedali di Brescia sono già autorizzati in questo senso dalla Regione Abruzzo in virtù di una convenzione che fu stipulata tempo fa con la Fondazione Stamina e che era stata accettata all’epoca anche dall’Agenzia sanitaria nazionale.
“Poi con il tempo sono subentrati gli aspetti giuridici della vicenda e tutto si è complicato. Ora stiamo verificando, e lo stiamo facendo insieme con il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, se noi come Regione Abruzzo possiamo supportare la struttura sanitaria bresciana nello snellire le lunghe liste di attesa per il metodo Stamina. Questo è cosa ben diversa – ha concluso il presidente Chiodi – dal pensare che la Regione possa dare il via a processi autorizzatori su questo metodo. Si tratta di processi molto complicati e non certo solo per la Regione Abruzzo”
Il Direttore di Stamina Foundation, nonchè inventore del meotodo, Davide Vannoni, ha dichiarato:”Sono molto contento per la decisione dei giudici di consentire alla piccola Noemi di curarsi con il metodo Stamina, ma ora parta una sperimentazione seria, si reclutino i pazienti, il ministero non continui a prendere tempo”.
“Mi dispiace – spiega Vannoni – per Noemi, perchè pur avendo acquisito questo diritto, essendoci 150 pazienti in lista d’attesa prima di lei, si curerà forse tra quattro anni.