Si è arenata a capodanno, di fronte ad una piccola isola, in Alaska, una piattaforma petrolifera, la Kulluk della Royal Dutch / Shell dopo essersi staccata dai suoi due rimorchiatori a causa di una forte tempesta. Non ci sono al momento segni di perdita di petrolio, ma la piattaforma che misura 81 metri di diametro, ha nei suoi serbatoi 540mila litri di carburante e 45mila litri di olio lubrificante. La società proprietaria della piattaforma è al centro di una controversa operazione di perforazioni perlustrative in Aaska. Si teme ora per la preziosa biodiversità marina.
I due rimorchiatori sono stati trascinati per ben 16 chilometri dalla piattaforma alla deriva in mezzo ad una tempesta vicino al grado di uragano, prima che l’equipaggio staccasse il collegamento fra le navi e la piattaforma per salvarsi la vita. La piattaforma infatti era in balia di onde alte fino a 11 metri e del vento che soffiava a più di 100 km orari.
“Stiamo parlando di condizioni vicine a quelle di un uragano”, ha detto Darci Sinclair, un funzionario del Kulluk Unified Incident Command Tow, istituito dalla US Coast Guard e dalle imprese interessate. “Riprendere il controllo era diventato estremamente difficile.”
Ieri, un aggiornamento dal comando unificato ha detto che la Kulluk è ancora incagliata nell’isola di Sitkalidak nel Golfo dell’Alaska, ma s trova “in posizione verticale e stabile”.
La Kulluk è una piattaforma di 30 anni ed è gestita da Noble Corp. E’ stata rimessa all’opera da Shell per una spedizione di perforazione nel Mare di Beaufort al largo della punta settentrionale dell’Alaska nell’estate 2012.
Nonostante Shell abbia speso più di 4,5 miliardi di dollari per l’estrazione e la preparazione nelle attività, non ha ancora completato un pozzo, e ha una accusato una serie di imbarazzanti battute d’arresto.
Sono molto i dubbi che hanno accompagnato qusto tipo di esplorazioni proprio perchè i luoghi sono lontani e impervi: questo episodio sembra proprio essere la conferma che questi dubbi erano fondati.
La Kulluk si dirigeva a sud per l’inverno. Il 28 dicembre, circa a metà strada verso la sua destinazione invernale a Seattle, e circa 50 miglia al largo della costa sud dell’ Isola di Kodiak nel Golfo dell’Alaska, una delle due navi da traino ha subito un guasto. Le condizioni del mare erano già pericolose e l’equipaggio ha lottato 4 giorni per tenere a largo la piattaforma. Ma il 31 dicembre le condizioni atmosferiche son peggiorate. Per questo il 1° gennaio è stato dato l’ordine di staccare la piattaforma in modo da salvare l’equipaggio.
La piattaforma ora è incagliata su roccia friabile e sabbia.
Coloro che si oppongono alle perforazioni nell’Artico, fra cui spicca la voce di Greenpeace, hanno dichiarato che questo incidente è l’esempio di quanto possano essere pericolose queste perforazioni
“Shell si barcamena fra disastri nell’Artico, mostrando un’inettitudine sconcertante ad ogni passo.”, ha detto Ben Ayliffe. “Ci stiamo avvicinando ad una grande catastrofe nella regione artica e il governo degli Stati Uniti non vuole fornire la necessaria supervisione o lo stato di emergenza che richiede l’incompetenza della società.”
La Shell ha commesso diversi errori negli ultimi mesi in quanto molte delle sue navi non hanno raggiunto i livelli necessari di sicurezza richiesti dalla Guardia Costiera.
La Kulluk era ancora in mare a due mesi dalla fine del suo progetto, secondo alcune fonti riportate da Reuters, perchè il rientro dopo un programma di perforazione può richiedere tempo a seconda delle diverse condizioni. Di certo anche le condizioni atmosferiche non sono state delle migliori. Ma questo forse va tenuto in conto quando si parla di trivellazioni nell’Artico.
Fonte: Reuters