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Depressione scritta nei geni, in futuro nuove possibilità di prevenzione

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 10.02.2011

Le persone che producono bassi livelli della molecola del cervello chiamata  neuropeptide Y sembrano essere a rischio maggiore di sviluppare un disturbo depressivo maggiore, rileva un nuovo studio.

Numerosi studi hanno dimostrato che la molecola del cervello neuropeptide Y (NPY) aiuta a riportare la calma dopo eventi stressanti. Un team di ricercatori dell’Università del Michigan ha ora scoperto che le persone i cui geni predispongono a produrre livelli inferiori di NPY sono più sensibili agli stimoli negativi nei circuiti cerebrali chiave legati alle emozioni – e quindi sono meno resistenti di fronte allo stress e possono essere a più alto rischio di sviluppare un disturbo depressivo maggiore.

Gli scienziati sperano che la ricerca alla fine possa aiutare a diagnosticare precocemente al fine di intervenire in tempo su depressione e su altre malattie psichiatriche, anche se questo sarà abbastanza difficile da un punto di vista sociale e/o culturale se non si mostrerà una causalità molto stringente. L’intento  è quello di sviluppare terapie che possano essere personalizzate per gli individui sulla base della loro profili genetici. I risultati sono stati pubblicati il 7 febbraio negli Archives of General Psychiatry.

“Questo è ciò che intendiamo quando parliamo di medicina personalizzata”, dice l’autore principale dello studio, Brian Mickey, professore assistente presso il Dipartimento di Psichiatria presso l’Università del Michigan Medical School e ricercatore presso l’UM Molecolare e Istituto di Neuroscienze comportamentali. “Queste caratteristiche genetiche possono essere misurate in ogni persona. Ci auguriamo che ci possano guidare verso una valutazione del rischio individuale per lo sviluppo di depressione e ansia”.

I risultati, inoltre, contribuiscono a riempire nuove aree della “mappa” genetica della depressione, dice l’autore senior dello studio, Jon-Kar Zubieta, professore di psichiatria e radiologia e professore di ricerca presso l’Istituto di neuroscienze comportamentali e molecolari.

“Abbiamo identificato un marcatore biologico – in questo caso la variazione genetica – che è collegato ad un aumentato rischio di depressione”, dice Zubieta. “Questo sembra essere un altro meccanismo, indipendente da precedenti  meccanismi  individuati nel campo della ricerca della depressione, come la serotonina, la dopamina e la noradrenalina.”

Usando tre approcci distinti, i ricercatori hanno scoperto che gli individui con il genotipo che produce minori quantità di NPY hanno avuto risposte del cervello più forti agli stimoli negativi e una risposta psicologica al dolore fisico. Essi inoltre sono presenti in maggior numero in una popolazione con diagnosi di disturbo depressivo alto.

Tre approcci

Usando tre approcci distinti, ciascuno con un numero variabile di soggetti di ricerca da 58 a 152, i ricercatori e i loro partner hanno studiato il legame tra l’espressione del gene NPY e l’elaborazione emotiva.

I ricercatori dell’Università del Michigan hanno reclutato e caratterizzato i partecipanti, hanno eseguito le scansioni di neuroimaging, e hanno condotto le prove di risposta al dolore. I loro partner presso il Laboratorio di Neurogenetica presso il National Institute on Alcohol Abuse e Alcoholism a Bethesda, Maryland hanno eseguito la genotipizzazione.

I soggetti della ricerca sono stati classificati a seconda che avessero una bassa, media o alta espressione del gene NPY.

Usando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), gli scienziati hanno osservato l’attività cerebrale di ogni soggetto durante la lettura da parte dei soggetti di parole neutre (come “materiale”), di parole cariche negativamente (come “assassino”), e parole positive (come “pieno di speranza “).

In risposta alle parole negative, i soggetti del gruppo a basso NPY hanno  mostrato una forte attivazione della corteccia prefrontale, che è coinvolta con l’attività emotiva, mentre i soggetti con elevata NPY hanno dimostrato una risposta molto più piccola.

“Questo ci dice che gli individui con la variante del gene NPY associata al rischio-depressione tendono ad attivare questa regione chiave del cervello più di altre persone, anche in assenza di stress e prima che i sintomi psichiatrici siano presenti”, dice Mickey.

In un secondo test, i soggetti sani hanno comunicato le loro esperienze emotive nel corso di una prova di stress. Una soluzione salina è stata iniettata nel muscolo della mandibola, il che produce  un dolore moderato per 20 minuti, ma nessun danno durevole. Il livello di dolore è stato adeguato per ogni persona finché non è arrivato, a livello soggettivo, a 4 su una scala da 1 a 10.

Questi soggetti hanno valutato la positività o la negatività dei propri sentimenti, prima e dopo la prova del dolore. Quelli del gruppo a basso NPY sono stati più negativi sia prima che dopo il dolore – nel senso che sono stati emotivamente più colpiti, sia quando valutavano in anticipo il dolore che avrebbero provato (gli scienziati li hanno preparati preventivamente, spiegando loro tutti i dettagli), sia riflettendo sulla loro esperienza subito dopo.

Infine, gli scienziati hanno confrontato il genotipo NPY di soggetti con disturbo depressivo grave con soggetti di controllo presi a caso, per vedere se vi fosse un’associazione tra il loro stato depressivo e la bassa espressione di NPY.

In effetti, i soggetti con genotipi a bassa espressione  di NPY erano sovrarappresentati nel gruppo con depressione, cioè c’erano più depressi con una bassa espressione di NPY.

“Non abbiamo solo associato un particolare gene ad una malattia particolare,” Zubieta dice. “Abbiamo anche aumentato la comprensione della fisiologia della depressione”.

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