La capsula Dragon di SpaceX ha ammarato nell’Oceano Pacifico a 11,42 ora locale (le 17.42 ora italiana) a poche centinaia di chilometri a ovest di Baja California, in Messico, segnando una perfetta riuscita della prima missione di rifornimento della Stazione Spaziale Internazioane da parte di una società commerciale.
Le operazioni si sono svolte senza nessun problema. Alle 16,11 la capsula è stata staccata dalla ISS, ma è rimasta ancorata al braccio robotico che l’ha allontanata e messa in condizioni di sicurezza al di sotto del laboratorio orbitale.
Alla fine di questa procedura, la sonda è stata rilasciata anche dal braccio robotico e ha potuto accendere i motori che l’hanno fatta entrare in una traiettoria di “deorbiting”, ossia di caduta verso la Terra.
Alle 16,51 la capsula Dragon ha iniziato il rientro in atmosfera.
Circa cinque minuti prima dell’ammaraggio, i tre paracaduti principali si sono aperti per rallentare la corsa di Dragon. I paracadute, a strisce arancioni e bianche, ognuno di 35 metri di diametro, hanno rallentato la discesa della sonda a circa 5 metri al secondo.
Ad aspettarla nell’Oceano Pacifico una chiatta dotata di gru, che riportarà la capsula verso il quartier generale di SpaceX vicino San Francisco.
Dragon ha riportato sulla Terra circa è dotato di 650 chilogrammi di carico che saranno restituiti alla NASA.
SpaceX la scorsa settimana è diventato il primo costruttore spaziale a mandare un veicolo privato verso la Stazione Spaziale Internazionale.
La missione di prova è andata in gran parte senza intoppi, a meno dei ritardi iniziali nel lancio e la sostituzionie di uno dei nove motori del vettore Falcon 9.
SpaceX ha finalmente dimostrato alla NASA che il suo razzo Falcon 9 e la capsula Dragon sono pronti per assumere l’oneroso compito di trasportare merci – ed eventualmente astronauti – verso la Stazione Spaziale ed oltre.