Torri di raffreddamento della centrale nucleare di Tihange
Il quotidiano La Libre Belgique rivela che da circa dieci anni c’è una fuga di liquido dalla piscina di disattivazione del reattore n1 della centrale Tihange, nella provincia di Liegi, in Vallonia. Nel 2010 un incidente aveva già scosso la centrale, che si trova peraltro in una zona a rischio sismico. Il governo del Belgio ha da poco reso nota la volontà di chiudere due dei sette reattori del paese entro il 2015, ma quello di Tihange, l’ n1 che è il più vecchio, dovrebbe restare attivo fino al 2025. Ha passato gli stress test dell’AFCN, ma c’è chi storce il naso.
Secondo il quotidiano La Libre Belgique, da circa una decina d’anni, la piscina di disattivazione del reattore n1 della centrale nucleare di Tihange, ha delle fughe. Si sta gestendo il problema, ma ancora non è stato risolto. Già nell’ottobre del 2010 una fuga di olio e acidi corrosivi nella sala delle macchine dell’unità di produzione n3 aveva fatto tremare la centrale. Come riporta RNA, la Rete nazionale antinucleare, per l’occasione sono intervenuti i pompieri e due lavoratori sono stati trasportati d’urgenza in ospedale, insieme ad altre sei persone che erano nelle vicinanze.
Ora, tanto per fare il punto della situazione, in Belgio si sta seguendo la strategia energetica proposta dal piano d’azione del ministro Melchior Wathelet. Questo piano prevede che i reattori di Doel 1 e 2 siano chiusi nel 2015, mentre quello di Thiange resterà produttivo fino al 2025, ovvero dieci anni in più rispetto a quanto previsto dalla legge di uscita dal nucleare. Per questo reattore in particolare si sono resi necessari dei lavori di rinforzo che saranno eseguiti dall’operatore Electrabel, al fine di rispondere alle norme di sicurezza previste dall’era post-Fukushima. Tutto sembra dunque andare per il meglio, come nel migliore dei mondi.
Secondo le informazioni pervenute a Le Libre però, un curioso problema di fuga tormenta gli ingegneri della centrale da circa una decina d’anni senza mai essere stato risolto. Del liquido contaminato starebbe fuoriuscendo costantemente dalla piscina di disattivazione nella quale è stato immesso termporaneamente il combustibile nucleare utilizzato dal reattore n1, il più vecchio, per essere raffreddato. Già nel 2006, in una lettera dell’ AFCN, l’Agenzia federale di controllo nucleare, si rilevava che “questa fuga non è recente, debolmente radioattiva è trattata nel sito di Tihange come le altre sostanze liquide”. Electrabel sta continuando a investigare per localizzarla. Sei anni dopo, si è ancora allo stesso punto.
Ma pare il pericolo non sussista.”Si sta gestendo il problema, non c’è nessun inquinamento esterno”, spiega la portavoce dell’AFCN. Il bacino in questione è stato realizzato in uno scafo di cemento armato, le cui pareti, spesse circa un metro e mezzo, sono state rivestite e saldate in acciaio inossidabile. Sembra proprio che il problema sia lì, a livello di questa sorta di pelle metallica: le saldature presentano delle microfessure, la cui localizzazione non è stata ancora chiaramente identificata. Un sistema di monitoraggio è stato allestito per assicurare che la situazione delle fessure non peggiori o che vi sia deterioramento a livello del cemento, è ciò che ha spiegato la rappresentante dell’AFCN. Solo la piscina del reattore n1 presenta questo problema di porosità.
Quindi, mentre La Libre si chiede, interpellando un esperto di nucleare, se ci sia pericolo che queste fessure possano trasformarsi in fessure più grandi, dal canto suo, il portavoce della centrale di Tihange conferma le informazioni date dall’AFCN, sottolineando che le autorità sono sempre state informate di questa situazione. “Questa fuga debolmente radioattiva non ha alcuna conseguenza nè sulla sicurezza dei lavoratori, nè sull’ambiente nè tantomeno all’esterno del sito” comunica Jean-Jacques Pleyers, poravoce di Electrabel, che ha sottolineato anche che si tratta di un “non-fatto”, una non notizia dunque, confermando che la fuga esiste da almeno sei anni. Ma come la si sta gestendo praticamente? Attravero un sistema di raccolta posto sotto la piscina, che permette di convogliare eventuali fuoriuscite di liquido. “Il bacino è profondo dieci metri e raccoglie 1,5 milioni di litri d’acqua. Una fuga di liquido che va da mezzo litro a due litri al giorno è quindi minima e non sono necessari interventi estremi”, spiega lo stesso Pleyers.
Arnaud Collignon, specialista nucleare di Greenpeace, pare pensarla diversamente, rispondendo alle domande di La Libre in merito alla pericolostià della fuga “Questo reattore avrà 50 anni. É stato concepito per durarne 30. L’analisi degli stress test, realizzata su richiesta dell’Europa, non ha tenuto conto dell’invecchiamento dei reattori, da qui il rischio nucleare “.