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Lupi, orsi e linci tornano a popolare l’Italia

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 21.02.2014

Si è svolto a Roma il convegno organizzato dal Corpo Forestale dello Stato ‘Convivere con i grandi carnivori: una sfida possibile’.

Sono circa un milione i cinghiali, 460mila caprioli, 110mila camosci alpini, 68mila cervi, 18mila daini seguiti da 20mila mufloni, 16mila stambecchi, 1.500 camosci appenninici e circa 1.000 lupi e 50 orsi , sia sugli Appennini e sulle Alpi. Un ritorno voluto dalle leggi europee e italiane che torna a mettere in equilibri i nostri ecosistemi, ma che pone non pochi problemi di convivenza con l’uomo, disabituato a condividere i suoi spazi con gli animali selvatici.

Lince

Luigi Boitani, professore Ordinario dell’Università “La Sapienza” di Roma, afferma: “Ogni specie ha un ruolo ben preciso. Negli anni la scomparsa dei grandi carnivori ha portato a uno sbilanciamento della catena alimentare. E’ un risultato importante il ritorno di specie selvatiche come la lince, con pochi esemplari a Tarvisio e in Piemonte. Stesso discorso vale per l’orso con le sue comunità in Abruzzo e in Trentino e per il lupo, che popola molte aree del nostro Paese dalla Calabria fino al Piemonte”.
Cesare Patrone, Capo del Cfs, spiega: “Per la prima volta, dopo molto tempo, siamo chiamati a studiare gli effetti di una parziale ricolonizzazione animale e vegetale in relazione alla presenza umana. Stavolta però disponiamo di tutti gli strumenti scientifici e culturali necessari per evitare il predominio dell’uomo a discapito degli animali o viceversa”.

Francesco Petretti, biologo e direttore scientifico della rivista Silvae.it, aggiunge: “Rispetto a molti altri Paesi l’Italia va in controtendenza, con un incremento degli animali, mai verificatosi negli ultimi cento anni. In particolare è la grande fauna che cresce di numero. Ma non tutti gli esseri viventi sono uguali. Ci sono specie che hanno esigenze diverse rispetto a orsi, lupi, avvoltoi come per esempio il piviere tortolino, la salamandra o il proteo: quest’ultime, che hanno meno impatto mediatico, rischiano l’estinzione”.

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