Una ricerca pubblicata su European Journal of Wildlife Research condotta da scienziati della Oregon University sostiene che la perdita di grandi predatori, in particolare di lupi, nell’emisfero settentrionale, ha causato un aumento sporporzionato di grandi erbivori come alci e cervi: questo contribuisce ad uno squilibrio degli ecosistemi e non aiuta a mitigare gli effetti del riscaldamento globale. Infatti il grande numero di erbivori minaccia la biodiversità e la salute di alberi e piante utili a tamponare la produzione di gas serra del pianeta. La ricerca è basata su una revisione di 42 studi effettuati negli ultimi 50 anni.
La revisione ha dimostrato che la perdita dei predatori più importanti negli ecosistemi forestali ha permesso ad alcune popolazioni animali di incrementare notevolmente, paralizzando la crescita dei giovani alberi e riducendo la biodiversità. Anche questo contribuisce alla deforestazione e influisce i dati del sequestro del carbonio, un potenziale problema con il cambiamento climatico.
“Questi problemi non riguardano soltanto gli Stati Uniti e alcuni parchi nazionali”, ha detto William Ripple, autore principale dello studio. “I dati provenienti da Canada, Alaska, Yukon, Nord Europa e Asia mostrano tutti risultati simili. Ci sono prove coerenti che i predatori di grandi dimensioni aiutano a mantenere le popolazioni di erbivori di grandi dimensioni sotto controllo, con effetti positivi sulla salute dell’ecosistema”.
Secondo i ricercatori la densità di mammiferi erbivori è sei volte maggiore nei luoghi in non ci sono lupi: inoltre la combinazione di grandi predatori come orsi e lupi è in grado di creare una sinergia importante per moderare le dimensioni delle popolazioni di erbivori di grandi dimensioni.
“I lupi con le carcasse delle prede forniscono cibo contribuendo a mantenere una popolazione sana di orso”, ha detto Robert Beschta coautore dello studio. “Gli orsi poi predano spesso giovani alci e cervi e a Yellowstone per esempio gli alci sono predati da diversi carnivori”.
In Europa, la coesistenza dei lupi con le linci ha portato anche a quote inferiori di cervi rispetto a quando esistevano solo i lupi.
Un aspetto importante dello studio è ciò che gli studiosi chiamano la “ecology of fear”:i predatori di grandi dimensioni possono contribuire a mantenere le comunità vegetali autoctone, tenendo la densità degli erbivori di grandi dimensioni sotto controllo, permettendo ai piccoli alberi di sopravvivere e crescere e contribuendo quindi alla salute delle foreste, dei corsi d’acqua e degli altri animali selvatici.
In Idaho e Montana, centinaia di lupi sono stati uccisi recentemente nel tentativo di ridurre i conflitti con il bestiame. La nuova analisi rende chiaro che i potenziali effetti benefici sugli ecosistemi dei grandi predatori è molto più pervasiva di quanto si pensasse. Infatti secondo lo studio la caccia a causa della sua durata limitata, non è efficace nel prevenire la densità dei grandi erbivori. Questo è in parte “perché la caccia da parte dell’uomo spesso non è funzionalmente equivalente alla predazione da parte di grandi carnivori come il lupo,” hanno scritto i ricercatori nella loro relazione.
“Ulteriori studi sono necessari per capire quanti lupi sono necessari negli ecosistemi gestiti”, ha detto Ripple. “E ‘probabile che i lupi debbano essere mantenuti ad una densità sufficiente prima di vedere gli effetti che ne derivano sugli ecosistemi”.
“Il mantenimento o il recupero di grandi predatori può rappresentare un importante aspetto della conservazione per aiutare a mantenere l’ equilibrio degli ecosistemi forestali del nord,” hanno concluso i ricercatori , “soprattutto a fronte di un clima che cambia rapidamente.”