Un malfunzionamento ad uno dei giroscopi potrebbe mettere la parola fine alla missione di Kepler, che cercava dal 2009 pianeti extrasolari e tracce di vita nei sistemi planetari lontani. Il gioiello tecnologico della Nasa costato 600 milioni di dollari ha permesso di scoprire che i pianeti attorno alle stelle non sono l’eccezione, ma la norma.
Kepler è stata la prima missione NASA in grado di trovare pianeti delle dimensioni della Terra vicino alla zona abitabile, la distanza di un pianeta dalla propria stella dove la temperatura superficiale potrebbe permettere a mantenere l’acqua liquida.
Lanciato nel 2009, Kepler ha scoperto migliaia di questi pianeti, tra cui una coppia ad appena 1.200 anni luce di distanza. Chiamati Kepler 62-e e Kepler 62-f, la loro scoperta avvenne solo un mese fa.
Kepler è alimentato da quattro pannelli solari, e riesce a mantenersi in posizione grazie ai giroscopi. Ne ha quattro in totale, ma uno era già andato in avaria l’anno scorso.
Senza almeno 3 giroscopi Kepler non potrà più mantenere la precisione di puntamento necessaria per individuare le leggerissime alterazioni di luminosità delle stelle che indicano la presenza di un pianeta.
Una nuova missione che potrà sostituire il telescopio Kepler – ammesso che non si riesca a riparare il danno – sarà lanciata nel 2017 e utilizzerà lo stesso metodo di Kepler per cercare gli esopianeti. Il Webb Space Telescope James aiuterà anche nella ricerca di vita nell’universo.