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Il cacciatore di pianeti Kepler è morto, o forse no?

Ora Ball Aerospace studia le possibili prestazioni di puntamento di Kepler con 2 giroscopi e l'uso (minimo) dei propulsori

Scritto da Paolo Ferrante il 19.08.2013

Il cacciatore di pianeti potrebbe avere una nuova vita se la Nasa dovesse approvare il tentativo della Ball Aerospace di utilizzare una combinazione dei due giroscopi ancora funzionanti e dei motori che servivano originariamente solo per spostare il puntamento del telescopio. Gli ingegneri della Nasa nei giorni passati avevano annunciato che tutti i tentativi di rianimare almeno uno dei due giroscopi fermi (su quattro) erano falliti.

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Il telescopio spaziale Kepler è stato per 4 anni la più grossa fonte di dati per la caccia ai pianeti extrasolari simili alla Terra. Il funzionamento di Kepler era unico: era dotato di 4 giroscopi e alcuni razzi stabilizzatori che gli permettevano di restare allineato ad un obiettivo con una precisione senza precedenti.

Questo consentiva di “fissare” alcune stelle vicine al Sole per parecchi giorni per cercare di captare la minima oscillazione nella luminosità. Questo ha permesso di scoprire moltissimi pianeti dal 2009, l’anno della sua messa in orbita. Con tempo però due dei giroscopi sono andati fuori uso.

Ora Ball Aerospace, che ha sviluppato e costruito Kepler, ha effettuato uno studio preliminare sulle possibili prestazioni di puntamento di Kepler con 2 giroscopi e l’uso (minimo) dei propulsori.

Il veicolo spaziale Kepler può essere controllato usando due ruote di reazione (i giroscopi) ad elevata precisione. La precisione del puntamento con soli due giroscopi non è affidabile come quella con tre o quattro ruotefunzionanti, ma “può ancora essere sufficiente perrealizzare altri esperimenti scientifici, dicono dalla Ball.

La modalità di puntamento si otterrebbe sfruttando capacità del sistema di controllo di assetto esistente, senza utilizzare nuovi sistemi software ma solo cambiando opportunamente i valori della tabella di volo.

In pratica gli ingegneri della Ball propongono di sfruttare una deriva del telescopio di 4 giorni che compierebbe un arco di 1,4 gradi nel cielo compatibile con osservazioni di specifiche zone del cielo.

Una volta compiuto l’arco, che non richiede l’utilizzo dei motori, il telescopio potrebbe essere riposizionato nella stessa configurazione iniziare grazie ai motori, per una durata della manovra pari a circa 30 minuti – un’ora al massimo.

Questa operazione potrebbe essere ripetuta varie volte in modo da poter sovrapporre i risultati e verificare se le stelle che rientrano nell’arco compiuto da Kepler hanno subito modifiche della luminosità.

Lo studio di fattibilità prodotto dalla Ball è ora all’esame della Nasa, che dovrà rispondere entro la fine dell’anno per decidere se assegnare fondi al “Kepler dimezzato” oppure chiudere definitivamente la missione.

Nel frattempo, grazie ai dati raccolti nella prima metà della sua missione, Kepler ha confermato 135 esopianeti e identificato oltre 3.500 candidati. La squadra continua ad analizzare tutti i quattro anni di dati raccolti, mentre ci si aspetta ancora centinaia, se non migliaia, di nuove scoperte, tra cui i tanto attesi pianeti di dimensione simile alla Terra nella zona abitabile di stelle simili al sole. Anche se la sonda verrà definitivamente dismessa, gli scienziati si aspettano ancora interessanti scoperte da Kepler.

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