Dopo mesi di test e di analisi, gli ingegneri della Nasa hanno gettato la spugna: il terzo stabilizzatore del telescopio Kepler non può essere recuperato e quindi la precisione dello strumento è definitivamente compromessa.
Il telescopio spaziale Kepler è stato per 4 anni la più grossa fonte di dati per la caccia ai pianeti extrasolari simili alla Terra, ma la sua uscita di scena non significa la fine delle rivelazioni sui sistemi planetari a noi vicini: infatti Kepler durante la sua attività ha raccolto dati che sono per la maggior parte ancora da analizzare.
Il funzionamento di Kepler era unico: era dotato di 4 giroscopi e alcuni razzi stabilizzatori che gli permettevano di restare allineato ad un obiettivo con una precisione senza precedenti. Questo consentiva di “fissare” alcune stelle vicine al nostro sole per parecchi giorni per cercare di captare la minima oscillazione nella luminosità. Questo ha permesso di scoprire moltissimi pianeti dal 2009, l’anno della sua messa in orbita. Con tempo però due dei giroscopi sono andati fuori uso.
Ora gli sforzi degli ingegneri per ripristinare almeno una delle ruote non hanno avuto successo. Infatti con tre giroscopi funzionanti Kepler era ancora in grado di lavorare egregiamente.
Kepler era alla ricerca di pianeti extrasolari delle dimensioni della Terra al di fuori del nostro sistema solare, cercando in particolare pianeti che si trovassero in orbita in quella che è conosciuta come la zona abitabile – la gamma di distanze da una stella dove la temperatura superficiale di un pianeta permette la presenza di acqua liquida.
Mentre gli scienziati analizzano i dati raccolti in precedenza, il team di Kepler sta valutando se il telescopio spaziale è in grado di condurre altri tipi di programmi scientifici con due giroscopi, cercando magari di fruttare i propulsori, oppure se è meglio indirizzare i fondi da qualche altra parte.
“Kepler ha fatto straordinarie scoperte di esopianeti, tra cui diverse super-Terre nella zona abitabile”, ha dichiarato John Grunsfeld, amministratore associato della NASA a Washington. “Sapendo che Kepler ha raccolto con successo tutti i dati durante la sua missione, sono fiducioso che le scoperte più sorprendenti devono ancora arrivare.”
“All’inizio della nostra missione, non sapevamo se pianeti simili alla Terra fossero rari o abbondanti nella galassia”, ha detto William Borucki, ricercatore principale presso l’Ames Research Center della NASA a Moffett Field, California. “Ora, al termine di osservazioni di Kepler, i dati [ancora da analizzare, ndr.] contengono la risposta alla domanda che ha ispirato la missione: pianeti simili alla Terra nella zona abitabile delle stelle come il nostro sole sono comuni o rari?”
Dai dati raccolti nella prima metà della sua missione, Kepler ha confermato 135 esopianeti e identificato oltre 3.500 candidati. La squadra continua ad analizzare tutti i quattro anni di dati raccolti, mentre ci si aspetta ancora centinaia, se non migliaia, di nuove scoperte, tra cui i tanto attesi pianeti di dimensione simile alla Terra nella zona abitabile di stelle simili al sole. Anche se la sonda verrà definitivamente dismessa, gli scienziati si aspettano ancora interessanti scoperte da Kepler.