Secondo i risultati del recente studio Cosmo l’associazione tra (Ccsvi) e sclerosi multipla non esiste, né all’inizio né nelle fasi progressive della malattia.
Da quando nel lontano 2008 il professor Paolo Zamboni annunciò che c’era secondo lui un collegamento tra la Ccsvi (insufficienza venosa cerebrospinale cronica) e la Sclerosi multipla. Sedondo il medico, liberando le vene e ripristinando il normale flusso di sangue si ridurrebbero drasticamente sintomi della sclerosi multipla, come senso di stanchezza, sonnolenza, formicolio perenne alle braccia e altro.
La comunità scientifica ha negli anni messo in atto una serie di studi per confermare o smentire i risultati del metodo Zamboni. Il recente studio Cosmo, effettuato mese fa e pubblicato sulla rivista scientifica Multiple Sclerosis Journal, basato su 1800 pazienti analizzati a doppio cieco non lascia molte speranze.
Il responso: “I dati dello studio Cosmo non lasciano spazio ad alcun tipo di obiezione o dubbio: l’associazione tra (Ccsvi) e sclerosi multipla non esiste, né all’inizio né nelle fasi progressive della malattia”. Tuttavia le reazioni dei sostenitori del metodo sono altrettanto nette: “Nessuno studio può autopromuoversi come l’unico e definitivo, in medicina. Nemmeno Cosmo” ha risposto l’Associazione Ccsvi nella sclerosi multipla Onlus.
“Ora che è pubblicato avremo la possibilità di studiare meglio i suoi contenuti, annunciati da un anno, e ci esprimeremo con ancora maggiore chiarezza su di essi. Riteniamo tuttavia che i punti essenziali delle nostre critiche allo studio difficilmente potranno subire variazioni di rilievo”, si aggiunge nel comunicato.
Le analisi son ostate svolte in trentacinque centri italiani e sono 26 gli specialisti coinvolti dopo un periodo di addestramento per non avere errori o difformità nell’esecuzione degli Eco color doppler. Sono stati inoltre spesi circa un milione e mezzo di euro dalla Fisma, la fondazione dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism).
Naturalmente si tratta di una ricerca che dovrà essere confermata o smentita, e sono tanti i pareri nel mondo scientifico e non mancano già i pareri discordanti, come quello della fondazione Hilarescere.
Qui il commento del prof. Paolo Zamboni sul quotidiano Avvenire: http://www.avvenire.it/
Infine qui il comunicato stampa dell’associazione Ccsvi: http://www.ccsvi-sm.org/?q=
Secondo
quanto aveva già dichiarato nel 2010 e nel 2012 il prof. Paolo Zamboni
(Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara),
scopritore della CCSVI nel 2007, la criticità principale dello studio
CoSMo è il training (formazione) insufficiente dei medici partecipanti
che sono neurologi che in precedenza mai si erano occupati della
circolazione venosa extracranica.
L’esame ecocolordoppler per la
diagnosi della CCSVI è infatti un esame nuovo e difficile soprattutto in
mancanza di un training adeguato e di una pregressa esperienza sulla
circolazione venosa (campo di pertinenza di angiologi, chirurghi
vascolari e radiologi).
Anche nella valutazione dei revisori
centrali di Aism qualcosa non ha funzionato (è comunque difficile
valutare un esame ecodoppler fatto altri).
Nonostante non siano
state riportate nel dettaglio ci sono state infatti notevoli discrepanze
di dati tra i vari centri SM partecipanti, fatto che non fa che
confermare l’esistenza di un problema di training dei vari ecografisti
coinvolti.
Come se ciò non bastasse alcuni centri SM hanno
pubblicato altri studi sulla correlazione tra CCSVI e SM, con dati
completamente diversi dallo studio CoSMo.
Ecco una loro rassegna:
Nel grande studio multicentrico (2) pubblicato nell’ottobre 2011 sulla
rivista scientifica BMC Neurology ed intitolato “Chronic cerebrospinal
venous insufficiency in multiple sclerosis: clinical correlates from a
multicentre study” (Insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella
sclerosi multipla: correlazioni cliniche di uno studio multicentrico),
le conclusioni degli autori sono “I metodi per la diagnosi di CCSVI
hanno bisogno di essere raffinati, siccome le differenze tra i centri,
in particolare nei singoli criteri, sono state troppo elevate.
Nonostante queste differenze, la forte associazione tra CCSVI e i
fenotipi di SM suggerisce che la presenza di CCSVI può favorire uno
sviluppo successivo della sclerosi multipla nei pazienti con una minore
suscettibilità alle malattie autoimmuni e può aumentare la sua gravità”.
Allo studio hanno partecipato anche i centri SM di Pavia (prof.
Bergamaschi), Napoli Federico II° (prof. Brescia Morra), Roma La
Sapienza (dr.ssa Altieri) e Don Gnocchi di Milano (dr.ssa Mendozzi).
Nello studio (3) pubblicato nel maggio 2012 sulla rivista scientifica
Current Neurovascular Research ed intitolato “Multigate quality Doppler
profiles and morphological/hemodynamic alterations in multiple sclerosis
patients” (Profili doppler di qualità multigate e alterazioni
morfologiche/emodinamiche in pazienti con sclerosi multipla), gli autori
hanno concluso che “l’ecocolordoppler ha un valore importante nei
pazienti con SM per il rilevamento di anomalie delle vene giugulari
interne e una buona riproducibilità interoperatore della procedura. A
loro avviso la SM è associata alla CCSVI anche se sono necessari
ulteriori studi”.
Allo studio ha partecipato il centro SM del Policlinico di Bari (prof.ssa Trojano).
Nello studio (4) pubblicato nell’agosto 2012 sulla rivista scientifica
PlosOne ed intitolato “Multiple sclerosis and CCSVI: a population-based
case control study” (Sclerosi Multipla e CCSVI: uno studio
caso-controllo basato sulla popolazione), le conclusioni degli autori
sono “E’ stata trovata un’alta frequenza di CCSVI nei pazienti con SM.
Era più evidente nei pazienti con SM avanzata, suggerendo che la CCSVI
potrebbe essere correlata alla disabilità nella SM”.
Allo studio ha partecipato il centro SM del Policlinico di Catania (prof. Patti).
Nello stuudio (5) pubblicato nel febbraio 2013 sulla rivista
scientifica BMC Neurology ed intitolato “Chronic cerebrospinal venous
insufficiency in multiple sclerosis: a highly prevalent age-dependent
phenomenon” (Insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella sclerosi
multipla: un fenomeno altamente prevalente che dipende dall’età) gli
autori hanno concluso che “la CCSVI definita ecograficamente è comune
nei pazienti con SM. Tuttavia la CCSVI appare essere associata
primariamente con l’età dei pazienti e scarsamente correlata con il
decorso clinico della malattia”.
Allo studio ha partecipato il centro SM del Policlinico Federico II° di Napolii (prof. Brescia Morra).
Come si può notare tutti quesi studi offrono delle conclusioni molto
diverse da quelle dello studio CoSMo di Aism e dimostrano unicamente
come l’esame ecodoppler sia poco affidabile in mancanza di uno specifico
training.
Lo studio CoSMO pertanto non può assolutamente considerarsi come “definitivo”.
(1) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24014572
(2) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22029656
(3) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22475396
(4) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22870210
(5) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23406210
peccato che lo studio cosmo pagato dai produttori di farmaci ed in evvidente conflitto di interessi, gia questo lo rende privi di qualunque valore