Si è riunito ieri il CdA dell’ILVA per ratificare lo stanziamento dei 146 milioni di euro per la bonifica dello Stabilimento. Nel frattempo è stato reso noto che il 12 ottobre saranno pubblici i risultati di uno studio condotto su 50 allevatori operanti nella zona dell’acciaieria.
Deliberato dal CdA dell’ILVA l’investimento di 146 milioni di euro per la bonifica dello stabilimento. Il denareo servirà a finanziare gli interventi così come stabilito dai 4 commissari-tecnici che dovranno guidare lo stabilimento verso standard di produzione che rispettino i livelli di inquinamento consentiti.
Alcuni degli ambiti di intervento sono già attivi mentre la maggior parte dei finanziamenti andrà ad interessare i 6 reparti a caldo oggetti del sequestro del GIP Patrizia Todisco.
“Alcuni interventi – spiega Ferrante in una nota – sono già in corso di attuazione, altri che riguardano l’area a caldo verranno valutati con i custodi e avviati subito a realizzazione. Si citano in particolare i vari sistemi di monitoraggio, oggetto in parte di accordo con la Regione e con l’Arpa, il campionamento a lungo termine delle diossine, gli interventi sugli altiforni per una efficace captazione delle polveri, la barriera frangivento ai parchi minerari ed infine l’adeguamento del raffreddatore rotante dell’impianto di agglomerazione con il potenziamento del sistema di captazione e aspirazione delle polveri. La piena collaborazione con le autorità e il dialogo costante sono le linee guida di Ilva per consentire di guardare al futuro con fiducia e speranza”.
Nel frattempo il Ministero della Salute ha comunicato in una nota che il 12 ottobre saranno resi noti i risultati di uno studio condotto su 50 allevatori che operano nella provincia di Taranto. Lo studio vuole appurare i quantitativi di metali pesanti e diossine presenti nel corpo degli allevatori.
Durante lo studio sono state raccolti, oltre ai campioni ematici sui quali sono state eseguite le misure di inquinanti, anche informazioni sulle caratteristiche delle aziende zootecniche (compresa la distanza dall’impianto siderurgico) e sulle caratteristiche personali dei lavoratori, comprese la storia residenziale e lavorativa, le abitudini alimentari e il consumo di alcool e fumo di sigaretta.
Lo studio si inserisce nella scia di quelli già effettuati a Taranto e che hanno già portato in alcuni casi al sequestro e all’abbattimento di animali che presentavano livelli di contaminanti al di sopra dei livelli consentiti. Tra il 2008 e il 2009 sono stati analizzati diversi campioni alimentari (latte, ricotte, carni, foraggio, uova) e in due fasi sono state monitorate anche 164 aziende zootecniche. In 12 casi si sono avuti risultati non conformi alle norme, cioe’ con concentrazioni di diossine elevate. Degli animali regolarmente macellati nella zona e’ stata imposta la distruzione di fegati e reni.
Nell’ultimo decennio relativamente alla situazione di Taranto sono stati diversi gli studi di epidemiologia e monitoraggio ambientale condotti dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanita’.
Il sito di Taranto e’ stato incluso nel Progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito della ricerca finalizzata 2006, e condotto sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanita’, Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria.
Inoltre tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 il ministero ha lanciato un monitoraggio finanziato con fondi per la valutazione della contaminazione di alcuni prodotti di origine animale provenienti da aree interne o prospicenti i Siti di Bonifica di Interesse Nazionale (SIN).
FONTE: ASCA