Il presidente americano Barack Obama, nel suo discorso sullo stato dell’unione, ha lanciato un appello agli americani affinché mettano da parte le divisioni e si impegnino a rimettere a posto i conti, a focalizzarsi sul problema energetico, ad aumentare i posti di lavoro.
Per fare questo, innovazione, ricerca, riforme e infrastrutture ma anche lotta al deficit e contenimento debito, tagliando le spese non necessarie e investendo nei punti forza: la spesa del governo “è insostenibile. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità”. Obama, nel discorso sullo Stato dell’Unione, delinea le sfide che gli Stati Uniti si trovano ad affrontare.
Per rilanciare l’economia sarà necessario – secondo Obama – aumentare le esportazioni, l’istruzione e l’innovazione. Obama punta ad aumentare la spesa in ricerca e sviluppo, facendola salire ai massimi, rispetto al Pil, dai tempi di Kennedy. L’obiettivo è l’80% dell’elettricità da fonti energetiche “pulite” entro il 2035 (questo significa energie rinnovabili ma anche nucleare, probabilmente). Inoltre, gli Usa dovranno diventare il primo Paese con 1 milione di veicoli elettrici per il 2015.
Ma crescita e la competività americana dovranno anche significare riforme di governo, uno snellimento della burocrazia e dell’ingerenza dello stato nell’economia, il taglio delle tasse sulle imprese, per le infrastrutture (in 25 anni l’80% degli americani dovrà avere accesso a treni ad alta velocità e una copertura di internet “senza fili” per il 98% della popolazione) e il risanamento dei conti. E qui si vede chiaramente un appello al Partito Repubblicano per lavorare insieme, ora che controlla la Camera.
Poi la lotta alla disoccupazione, naturalmente. Anche se “le misure prese negli ultimi due anni ci hanno allontanato dalla recessione ma per vincere il futuro dobbiamo affrontare nuove sfide”. Fra queste il deficit, che – propone Obama – può essere ridotto di 400 miliardi di dollari in 10 anni congelando le spese discrezionali per 10 anni.
L’ordine economico mondiale è cambiato – ricorda Obama – e gli Stati Uniti devono innovarsi per mantenere la loro leadership. Da qui l’invito a uno spirito bipartisan, a una “responsabilità condivisa”. In gioco non c’è solo chi vincerà le prossime elezioni, ma i nuovi posti di lavoro e nuove industrie che potrebbero radicarsi “negli USA o altrove”, avverte.
Quindi gli Stati Uniti, per tentare di uscire dalla crisi, decidono di investire come mai finora nella ricerca e nello sviluppo tecnologico dai tempi della guerra fredda e della sfida tra superpotenze per la corsa al predominio militare. Ma oggi la sfida non è – solo – in campo militare, bensì è di risolvere il prima possibile una crisi – o trasformazione – energetica che potrebbe sconvolgere il mondo per come lo conosciamo oggi.