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La politica e il 25 aprile

Scritto da Maria Rosa Pantè il 25.04.2016

È quasi passato il 25 aprile, Festa della Liberazione dell’Italia dal Fascismo e fine della guerra. Quest’anno il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso omaggio alla Resistenza, vistando il luogo dove abito, la Valsesia, che ebbe la medaglia d’oro al valore proprio per la sua attiva resistenza al fascismo e al nazismo e per la lotta partigiana.

Siamo in un tempo in cui si dice che le ideologie sono anacronistiche, che destra e sinistra non esistono più (proprio mentre però per la paura dei migranti tutta l’Europa vira a destra), io non sono d’accordo.

Io sono di sinistra, che è una convenzione, lo so. Potrei dire io sono dell’alto a sinistra o del basso a destra o del centro al centro.

Io sono di sinistra indica dunque una visione del mondo, della società, una lettura della storia e una idea di futuro ben precisi. Direi che solidarietà, eguaglianza e giustizia sono i valori fondanti una visione di sinistra. Ah, beh anche essere contrari al liberalismo e all’eccesso di privato è di sinistra, ma, dovendo scegliere tre valori, io direi quelli.

Se sento parlare qualcuno di destra capisco che è tutto diverso da me, dunque la destra e la sinistra esistono eccome, pare addirittura che siano anche dovute a differenze nel cervello (dell’amigdala in particolare).

Il punto dirimente è la visione del mondo.

Per questo la politca oggi mi preoccupa, la politica non ha più una visione del mondo, sembrano, come si dice, tutti uguali. In parte lo sono, tutti si agglomerano al centro, le grandi coalizioni, le grandi ammucchiate.

Ma che la cosa non sia così semplice è evidente da come votano le persone: scelgono quelli che si distinguono, basti vedere anche nelle presidenziali USA.

A parte questo, quel che mi premeva dire a fine 25 aprile è appunto che la politica vera, secondo me, deve avere una visione del mondo. Non deve amministrare l’esistente (per questo dovrebbero bastare dei bravi funzionari e amministratori), ma deve avere un progetto di mondo, di società.

Per essere buona politica questa visione non deve essere autoreferenziale, “faccio scelte politiche solo per stare attaccato alla mia poltrona”, ma deve pensare al bene comune.

Il buon politico è un po’ visionario e in fondo alla sua visione vede qual è il suo obiettivo: rendere tutti un po’ più felici.

E questa dovrebbe essere la sua massima ricompensa.

Forse è utopico, ma vi prego lasciateci almeno la speranza! E la possibilità, di costruire un mondo come questo: in democrazia si può!

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