In questi giorni ho capito perché l’Italia è in crisi: economica, sociale, politica. Si tratta del famigerato analfabetismo di ritorno di cui potete ampiamente leggere qui (la fonte è la Treccani)
Sono quasi stanca di dire sempre le stesse cose, allora provo a mettermi da un punto di vista diverso. Da ora in poi proverò a vestire i panni di un analfabeta di ritorno.
Se sono un analfabeta di ritorno, dunque ho avuto l’illusione di saper leggere e scrivere perché sono andato a scuola, certo malamente, non studiando, avendo magari perso anni preziosi, ma sono andato a scuola; se sono così, convinto di avere un minimo di istruzione, come faccio a capire che sono un analfabeta di ritorno?
Posso pensare che i giornali, i bugiardini, le ricette dei cibi precotti, insomma tutto, viene scritto apposta in modo incomprensibile perchè io non lo comprenda.
Posso credere che i politici dicano formule esoteriche, che manco so cosa vuol dire, per ingannarmi. E’ il latinorum di Renzo (che però aveva il vantaggio di sapere di non conoscere il latino), così mi pare che i politici migliori siano quelli che dicono cose facili facili che anch’io, persona qualunque, capisco. Solo che io non sono una persona qualunque, ma un analfabeta di ritorno e se qualcuno lo capisco è perchè mi parla come a un bambino ancora non scolarizzato. Ma io non ho la prontezza di un bambino, proprio no!
Posso pensare che certe trasmissioni non le capisco perchè c’è un complotto contro quelli come me, le persone normali che faticano a tirare avanti e non hanno tempo per leggere e il libro lo guardano con sospetto perché ormai non capiscono più quelle pagine fitte di parole, che paiono messe a caso. Apposta per fare i difficili.
Anche il più scolarizzato di fronte a una cosa che non capisce, se non è più che motivato, lascia perdere e si volge ad altro. Mio marito cerca di spiegarmi qualche argomento di matematica, di solito fuggo, ma se so che mi serve a capire qualcosa cui tengo, improvvisamente mi sforzo di capire ed è bellissimo.
Il punto è dare motivazioni forti a chi non sa più quasi leggere scrivere e far di conto.
Siamo a maggio il mese dei libri, ma per un analfabeta di ritorno il libro o evoca una scuola vissuta malissimo o quel vicino che parla troppo difficile: alla fine io non so cosa dirgli e ce l’ha sempre vinta lui. Lui che ha studiato e dunque non sa cosa è la fatica. Perchè studiare pare sempre più un hobby che una fatica, un vero lavoro.
L’analfabeta di ritorno non può capire di essere tale secondo me perché per una naturale reazione si compensa, cerca di vivere come meglio può e quello che lo turba, che non capisce lo allontana da sé. Diventa un circolo vizioso.
Per l’analfabeta di ritorno è difficile uscire dalla sua condizione, soprattutto in un mondo che si complica e che a lui propone delle pappe precotte, già mangiate e vomitate da qualcuno. Sì l’analfabeta di ritorno nutre la sua mente di vomito altrui e della peggior specie. Allora il punto è sempre il solito: partire da prima, quando l’analfabeta è giusto che sia così perché è un bambino che deve imparare. Ma non basta, non basta nemmeno una scuola, oltretutto depauperata, ci vuole uno stato, un’imprenditoria, tutto un mondo che vuole avere cittadini scolarizzati. In Italia non li vuole nessuno, la cosa peggiore del berlusconismo, unito a un certo modo di essere italiani di cui mi vergogno, ha lasciato questo buco enorme: analfabetismo, poca lettura, poca scolarizzazione, tanta disoccupazione, tanta crisi, tanta miseria non solo economica.
Non è un discorso politicamente corretto, lo so, ma tanto i diretti interessati gli analfabeti di ritorno mica mi leggono. Cinicamente e sconsolatamente vi auguro, a voi che avete questa fortuna, di aver voglia di leggere, un buon mese dei libri!