Nella relazione ‘Aree naturali protette-Il futuro che vogliamo’ di imminente pubblicazione abbiamo raccolto una serie di qualificati contributi sulla situazione del nostro paese. Taluni di questi interventi sono dedicati naturalmente ai testi di legge attualmente in discussione al Senato sulle modifiche alla legge quadro 394 con particolare riferimento alle aree protette marine. Soprattutto su questo aspetto ma anche sui silenzi relativi agli strumenti e sedi indispensabili allo stato, alle regioni e agli enti locali per gestire una politica di sistema nazionale-comunitario vorremmo essere ascoltati in commissione così da poter illustrare le nostre proposte.
Una nostra delegazione è stata incaricata di questo e siamo certi che la nostra richiesta sarà accolta come lo fu a fine giugno dal ministro Orlando.
Non v’è dubbio che la condizione e il ruolo delle aree protette marine resta, possiamo dire da sempre, una delle questioni aperte da quando nell’1982 fu approvata la legge 979 sul mare che istituì le prime riserve perchè –come disse Nicola Greco nel 2001- la loro gestione è segnata non certo in positivo da ‘incertezze concettuali ed orientamenti ordinamentali’.
E’ per questo che al tema anche la rappresentanza associativa dei parchi ha dedicato sempre molta attenzione e riflessione di cui sono testimonianza importanti contributi raccolti in studi e pubblicazioni a partire dalla rivista Parchi a cui ho avuto modo di partecipare fino all’intervento alla seconda Conferenza Nazionale dei Parchi a Torino dove presentai per Federparchi le proposte messe a punto ad Ancona da Coste Italiane Protette (CIP) che operò sulla base di un progetto gestito da Federparchi d’intesa con la regione Marche. Proposte che a Torino furono inserite tra gli impegni del ministero ma che purtroppo non ebbero poi alcun seguito. Ho ritrovato una mia introduzione ad un importante libro su ‘La gestione integrata delle coste e il ruolo delle aree protette’ del 2001 a cui contribuirono tra gli altri Nicola Greco, Roberto Gambino, Carlo Desideri, Giulio Relini, in cui rilevavo la fatica a cui si era costretti per ‘districarsi nel groviglio di iniziative, dibattiti, seminari, accompagnati (e seguiti) spesso da copiosi materiali, documenti riguardanti i problemi ambientali e in questo ambito con un rilievo sempre maggiore le aree protette e riserve marine’.
Oggi da questa fatica siamo esentati tanto poche sono le iniziative e i documenti sul punto. Di certo siamo lontani dai tempi in cui Paolo Maddalena –vice presidente emerito della Corte Costituzionale- nel 1993 diceva che con la 394 la definizione di parco marino, pur restando aperta la migliore definizione di riserva naturale marina, è quella stessa di parco nazionale terrestre, fluviale e lacustre.
Di certo quel che resta assolutamente inaccettabile è che i parchi marini e pure le riserve possano essere considerati roba da gestire unicamente, separatamente e confusamente dal ministero con segreterie tecniche prive di qualsiasi rappresentanza istituzionale come si è ipotizzato.
Ecco, illustreremo come Gruppo di San Rossore queste nostre opinioni ai membri della commissione ambiente del Senato e faremo altrettanto con il ministro Orlando.