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Europa, energie rinnovabili minacciate dalla crisi

I recenti tagli ai sussidi statali minacciano di rallentare gli investimenti nel settore in alcuni paesi membri dell’UE

Scritto da Giulia Chiarenza il 28.04.2013

La crisi colpisce anche le energie rinnovabili. I recenti tagli ai sussidi statali minacciano di rallentare gli investimenti nel settore in alcuni paesi membri dell’UE.

Foto: Archivio LIPU

Secondo uno studio condotto dal Bloomberg New Energy Finance (BNEF) i nuovi investimenti nel settore delle energie rinnovabili hanno subito una caduta dell’ 11% nel 2012, dopo un anno, il 2011, in cui si erano registrati investimenti record. In alcuni paesi europei il crollo degli investimenti è stato persino più grave, l’Italia registra una caduta del 51% e la Spagna del 68%. L’amministratore delegato del Bloomberg, Michael Liebreich, lo scorso anno, in un’intervista rilasciata al Massachusetts Institute for Technology aveva accusato la crisi europea di essere, almeno in parte, causa del crollo. Un’analisi più attenta rivela in realtà un quadro più complesso.

“La crisi in Europa ha colpito il mercato più importante del settore” affermava Liebreich. “Come si può investire in progetti europei se la sopravvivenza stessa dell’euro è minacciata? Tendenzialmente una banca non può finanziare un progetto in un paese ad alto rischio come Spagna, Grecia o Portogallo, cioè a dire i paesi più competitivi per quanto concerne l’energia pulita”.

Ma non è tutta colpa della crisi. Se è vero che i tagli alle sovvenzioni in Germania e Spagna giocano un ruolo cruciale, altri fattori hanno contribuito al crollo degli investimenti nelle rinnovabili. Ci sono anche da tenere in considerazione: il crollo dei prezzi del carbone, un’abbondanza dello “shale gas” negli Stati Uniti e un revival del nucleare, nonostante l’incidente di Fukushima.

L’ultimo decennio era stato positivo per le energie rinnovabili e aveva visto un trend di crescita negli investimenti. In Europa secondo l’ultimo report del 2012 del network REN21-Renewable Energy Policy Network for the 21st Century- le energie rinnovabili nel 2011 coprivano il 31,1% della portata dei 27 paesi membri dell’Unione. Diversi fattori oggi hanno rallentato questa crescita e sfiduciato gli investitori. 

Alcuni di questi fattori sono economici. Ad esempio la Spagna, nella morsa della crisi, lo scorso anno ha bloccato tutti i nuovi incentivi per le rinnovabili. Forme d’incentivi erano state adottate negli ultimi anni da tutti i paesi membri dell’Unione Europea con l’obiettivo di incoraggiare gli investimenti e la crescita del settore fino a renderlo autonomo. Il governo spagnolo, a corto di risorse economiche e un debito stimato in 24 miliardi di Euro maturato con gli incentivi alle rinnovabili, ha subito tagliato i finanziamenti.

Anche la Germania ha ridotto gli incentivi destinati all’energia solare fotovoltaica lo scorso anno e ha intenzione di ridurli ulteriormente. Ma il cambio di rotta tedesco è da leggere diversamente da quello spagnolo. I tagli ai sussidi per le rinnovabili non sono in questo caso dovuti alla crisi finanziaria, bensì proprio ai successi raggiunti nel settore. Il boom dell’energia solare fotovoltaica ha causato un calo dei costi dei materiali e perfino casi di bancarotta tra le industrie interessate. Non occorreva più quindi stimolare la crescita con incentivi statali. 

Sebbene energia eolica e solare siano oggi settori maturi e godano di buona salute nel mercato energetico, i governi europei hanno ancora la responsabilità di supportare le fonti di energia alternativa per raggiungere gli obiettivi previsti dall’Unione nella riduzione delle emissioni di carbonio. Obiettivi oggi minacciati non solo dalla crisi ma anche dal prezzo vantaggioso del carbone e da abbondanti riserve di shale gas (il gas ottenuto dalle rocce scistose tramite frattura idraulica) che rendono le energie rinnovabili meno attraenti per gli investitori.

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