I prossimi 5 anni vedranno le rinnovabili prendere sempre più piede: la produzione elettrica dovrebbe crescere del 45% e la potenza del 50%. Senza considerare la rapida ascesa avvenuta negli ultimi 7 anni con il 18% nel 2007, il 21% nel 2011 e il 22% nel 2013. La produzione di energia elettrica nei paesi Ocse deriverà per l’80% dalle rinnovabili. Sono queste le previsioni fornite nel Medium-Term Renewable Energy Market Report della International Energy Agency, pubblicato nei giorni scorsi. La crescita si concentrà soprattutto nelle aree dove si renderà necessario diversificare il mix energetico a causa delle crescenti preoccupazioni per la qualità dell’aria (Cina). Qui, infatti, si raggiungerà la quota del 70% della crescita, in quanto le rinnovabili saranno percepite come la maggiore alternativa alle fonti fossili.
Stando al report, fino al 2020 dovrebbe continuare la loro crescita quando raggiungeranno la quota del 26%. Dopo il 2014 dovrebbe verificarsi, quindi, un rallentamento nella crescita, che potrebbe rallentare il raggiungimento degli obiettivi nella lotta al cambiamento climatico. Ma in realtà cosa ostacola ancora il loro prendere piede definitivamente?
La risposta consisterebbe nelle incertezze politiche che ne rallentano la crescita. In Europa, ad esempio, il problema è inerente alla mancata definizione degli obiettivi al 2030, cui si somma l’incertezza sul sostegno politico per i biocarburanti, che è in aumento non solo nell’UE, ma anche negli USA. Fatto che rappresenta chiaramente un ostacolo alle previsioni di crescita e di sviluppo del settore.
“Le energie rinnovabili sono una parte necessaria della sicurezza energetica”, afferma il direttore esecutivo dell’Iea Maria van der Hoeven. “Tuttavia, proprio quando stanno diventando competitive sul fronte del costo, in un crescente numero di casi l’incertezza delle regole aumenta in mercati chiave. I governi dovrebbero distinguere più chiaramente tra ciò che era conveniente prima, ciò che è conveniente adesso e ciò che sarà conveniente domani. Molte energie rinnovabili non hanno più bisogno di alti livelli di incentivazione ma di un contesto di mercato che assicuri un rendimento ragionevole e prevedibile per gli investitori”.
Il Report annuale dell’Iea si sofferma anche sulla prospettiva per gli investimenti: al 2020 dovrebbero aggirarsi oltre 230 miliardi di dollari all’anno, in flessione rispetto ai 250 del 2013. Questo dipenderebbe non da una diminuzione di capacità produttiva, ma da una riduzione dei costi di alcune tecnologie e dalla battuta d’arresto che dovrebbe subire la crescita globale.
Oltre alle rinnovabili credo saremo costretti a ripensare anche i nostri modelli di vita, cioè in un mondo di sette miliardi di individui bisogna prendere in considerazione uno stile di vita più parco, minor consumo per cose futili, più occhio al risparmio ed alle cose realmente importanti, altrimenti qualsiasi fonte non sarà sufficiente a coprire i consumi.