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La comparsa dell’Homo antecessor

Scritto da Leonardo Debbia il 09.02.2014

Nel 1994 gli archeologi Eudald Carbonell, dell’Università di Tarragona e J.L. Arsuaga, dell’Università di Madrid, scoprirono in una grotta detta Gran Dolina, nella Sierra di Atapuerca, Spagna, alcuni resti di un ominide aventi caratteristiche intermedie tra Homo georgicus e Homo heidilbergensis, non assegnabili quindi decisamente ad alcuna delle due specie.

Ne fu istituita, allora, una nuova, chiamata Homo antecessor.

Documentato da alcuni individui, infantili e adulti, nessuno con più di 20 anni di età, riportati alla luce negli anni successivi, l’Antecessor presentava tratti arcaici e moderni insieme, una capacità cranica di 1000 cc e caratteristiche di H. heidilbergensis, H. sapiens ed H. ergaster.

Fu ritenuto il predecessore di heidilbergensis, comparso 300mila anni dopo, e punto di congiunzione tra questo e il Sapiens.

La prima scoperta avvenne in uno strato della Gran Dolina, chiamato TD6, datato a più di 780mila anni fa, e fu pubblicata su Nature: si trattava della più antica specie di ominidi vissuta in Europa.

Accanto ai resti di Antecessor furono rinvenuti manufatti litici dell’Industria Acheuleana, resti di animali di cui si cibava, ma anche segni evidenti di cannibalismo.

Il problema dei siti di Atapuerca fu (ed è stato finora) la datazione degli strati dove erano sepolti i resti.

Nel 2012, infatti, un giornale britannico accusò Juan Luis Arsuaga, co-direttore dei siti, di ‘distorcere la nostra immagine dell’evoluzione umana’, e dato che nella Comunità scientifica la querelle non era ancora stata definita, ora si è voluto datare i siti il più esattamente possibile.

Alcuni ricercatori del Centro Nacional de Investigatiòn sobre la Evoluciòn Humana (CENIEH) di Burgos, hanno risolto la questione.

Uno studio, pubblicato dal Journal of Archaeological Science, chiarisce ora che i sedimenti di Gran Dolina, dove furono scoperti i primi resti di Homo antecessor, hanno 900mila anni.

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Homo antecessor, Atapuerca. Ricostruzione (fonte: Wikipedia)

Questo studio combina la tecnica del paleomagnetismo, revisionando la polarità dei materiali costituenti gli strati, con la valutazione della datazione esistente.

“Utilizziamo sia la risonanza paramagnetica che la luminescenza otticamente stimolata. Questo confronto fornisce dati numerici ed età assolute. Abbiamo esaminato questi dati, combinandoli con i nuovi dati paleomagnetici, per estendere la cronologia del livello TD6 della Gran Dolina ai fossili contenuti”, afferma Joseph M. Parés, del CENIEH.

Con i vecchi metodi d’indagine, questi fossili erano stati datati 780mila anni, mentre con i nuovi si è arrivati a 900mila.

“Lo strato TD6 è conosciuto per la scoperta di H. antecessor: questa datazione ne stabilisce definitivamente l’età”, dice l’esperto.

Dal ‘95 sono stati scoperti altri 90 fossili umani e oltre 200 frammenti di pietra lavorata, ma l’estensione dello scavo fa ritenere che forse le sorprese possano continuare.

“Il sito di Atapuerca  ha prodotto migliaia di reperti fossili ed è divenuto il punto di riferimento dei primi insediamenti umani del Pleistocene, fuori del continente africano”, conclude la ricerca.

I risultati costituiscono grandi passi avanti nella conoscenza dell’evoluzione umana e dell’occupazione dell’Eurasia.

Secondo una tesi, dopo essersi separato da ergaster in Africa, anterior sarebbe giunto in Europa attraverso il Medio Oriente e avrebbe originato heidilbergensis e neanderthalensis.

L’antecessor rimasto in Africa avrebbe generato il sapiens che, emigrando dall’Africa, si sarebbe poi imposto sulle altre forme in Europa.

Ora si tenterà di utilizzare singoli fossili, in particolare i denti, per ottenere datazioni dirette per i resti così come è stato fatto per gli strati.

“Nella gestione di questi dati ci sono sempre dei margini d’errore”, spiega Parés. “Ad esempio, le datazioni per la Sima del Elefante risalgono a 1,2 milioni di anni fa e il margine di errore è circa 130mila anni. Sembra una grande differenza, ma in realtà si tratta di una piccola percentuale che può raggiungere il 10% della cronologia”, conclude lo studioso. 

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