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Spalmaincentivi, aziende agricole e Gruppo Magritte

Le rinnovabili mai esplicitamente al centro del dibattito politico. Le rinnovabili sempre coinvolte nelle scelte economiche di stati, continenti e lobbies

Scritto da Leonardo Fumelli il 05.05.2014

Il mercato delle rinnovabili gode di poca attenzione mediatica, tuttavia esso sarà decisivo nella risoluzione della crisi che attanaglia l’economia. In realtà le notizie che si susseguono dimostrano il fermento politico che sta dietro al settore.

In Italia la voce del rinnovamento conduce a proposte non del tutto nuove. Si parla in effetti ancora una volta di spalmatura, quella degli incentivi destinati all’energia elettrica prodotta da fonte solare. Pare che il governo Renzi voglia tagliare del venti per cento i contributi previsti, a fronte di un prolungamento del periodo incentivante sino ai 27 anni, anziché i 20 stabiliti dai conti energia.

rinnovabili e gruppo Magritte

È chiaro, e le reazioni lo confermano, che si tratta dell’ennesima ritorsione sui produttori di energia pulita: agendo così viene a mancare quell’accordo siglato tra GSE e privati che ha sinora spinto, grazie alle formali dichiarazioni di utilità, urgenza e indifferibilità degli impianti, il mercato delle rinnovabili, soprattutto il fotovoltaico.

Le conseguenze potranno essere le stesse conclamate quando fu il ministro Zanonato a proporre uno spalma-incentivi. Le banche non digeriranno la scelta, i produttori hanno garantito i finanziamenti necessari proprio attraverso la remunerazione degli incentivi. Inoltre sono in essere i contratti per i diritti di superficie ventennali, l’ammodernamento delle componenti elettromeccaniche e i business plan completamente stravolti.

Sembrano innominabili, eppure dell’altro si muove attorno alla FER.

La decisione ha riguardato le aziende agricole che producono energia da fonti rinnovabili, parliamo di fotovoltaico, biogas e biomasse. Sinora la vendita dell’energia alla rete nazionale da parte di una azienda agricola subiva una tassazione relativamente buona, determinata catastalmente, l’energia elettrica generata e poi ceduta si configurava come reddito agricolo. Questo meccanismo voleva consentire un’ulteriore ottimizzazione sostenibile dell’attività rurale, che ben si sposa con la produzione energetica distribuita.

In questi giorni la tassazione per tali aziende sembra passerà direttamente al 25%, sempre sull’energia venduta, creando ancora una volta squilibri e mandando all’aria la pianificazione economica e gestionale di chi aveva delle garanzie e, in corso d’opera, se le potrebbe veder mancare.

Immaginiamo ora un’élite composta dagli amministratori delegati delle più grosse aziende energetiche internazionali, compresa ENI. Si sono incontrati al museo Magritte di Bruxelles, per questo si sono definiti gruppo Magritte. Quali interessi comuni possono spingere questo gruppo a dialogare con l’Europa sul futuro dell’energia? Per prima cosa hanno chiesto l’abolizione degli incentivi alle FER, in quanto hanno squilibrato il sistema produttivo e aumentato le bollette. Vedono poi con un certo interesse l’esenzione da tale componente tariffaria per le aziende energivore e, tema sempre bollente, discutono sul capacity-payment, che porterebbe copertura ai grandi impianti tradizionali messi in crisi dalla produzione discontinua delle rinnovabili. Tutte queste preoccupazioni sullo sfondo di una guerra per il gas che si sta combattendo in Ucraina.

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