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AIGAP sulla riforma dei parchi del Lazio

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 20.04.2012

Parco Naturale dei Monti Aurunci Foto: Gabriele Altimari

In questi giorni si discuteranno nella V Commissione Ambiente della regione Lazio presieduta dal Consigliere Roberto Carlino alcune proposte di modifica della Legge Regionale 6 ottobre 1997 n 29 (Norme in materia di aree naturali protette regionali) presentate dai Consiglieri Regionali Pier Ernesto Irmici (PdL) e Claudio Bucci (IdV).

AIGAP (Associazione Guardie dei Parchi e delle Aree Protette), ritiene che tali proposte lascino spazi a seri interrogativi e perplessità sul destino futuro dei Parchi e delle Riserve Regionali nel nuovo assetto normativo proposto. In entrambi i casi si intenderebbe dare una nuova impronta amministrativa alle Aree Protette Regionali i cui Enti di gestione vengono considerati come “figura obsoleta, inidonea a soddisfare i parametri di efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa”. Oppure se ne prevede uno scioglimento nell’ottica di una “lotta agli sprechi e con l’obiettivo di dare un concreto e preciso segnale di riduzione dei costi.”

Nel primo caso (proposta di legge N268 – Irmici) si propone di abolire gli attuali Enti di Gestione per farli sostituire dal Comune o, nel caso di territorio protetto ricadente su più comuni, da una cosiddetta Unione di Comuni formata dai rappresentanti degli enti locali interessati. A tali strutture amministrative verrebbero poi trasferite le risorse umane e finanziarie per la gestione dell’Area Protetta con la possibilità di procedere alle variazioni dei piani di gestione anche “allo scopo di rendere le perimetrazioni maggiormente confacenti alle esigenze amministrative ed alle diverse vocazioni territoriali”.

Nel secondo caso (proposta di legge n 17 – Bucci) si propone di sostituire i vari Enti Parco con una sorta di nuovo “Super Ente” regionale pubblico (denominato Gepal – Gestione Parchi Lazio) con sede unica che andrebbe a governare tutte le Aree Protette di interesse regionale. In tale Ente viene previsto, oltre ad un Presidente, un Direttore generale e un consiglio direttivo, anche un organo consultivo e propositivo (il consiglio di rappresentanza territoriale), nonchè una relativa dotazione organica di idoneo personale “prioritariamente mediante trasferimento a domanda di personale regionale”.

Il timore è che tali nuove strutture pubbliche possano avere poca esperienza amministrativa per gestire delle problematiche oggettivamente complesse ed articolate come quelle di un’Area protetta, i cui territori spesso vanno a sovrapporsi anche con la rete Natura 2000 di interesse comunitario, che troppo spesso purtroppo è oggetto di casi di infrazione per il mancato rispetto dei vincoli di salvaguardia e conservazione.

Non di meno è da considerare che i nuovi soggetti pubblici possano subire, inoltre, ritardi fisiologici nella loro genesi; basti pensare che quasi sempre ad ogni cambio di legislatura le Aree Protette rimangono a lungo commissariate per ritardi nelle nomine dei vari consigli, come accade attualmente, e che il Consiglio Direttivo della proposta Gepal sarebbe composto probabilmente da oltre una cinquantina di membri (rappresentanti di tutte le Aree Protette regionali, delle Province, delle organizzazioni professionali agricole e delle associazioni ambientaliste).

Tutto questo andrebbe sicuramente a rendere molto difficoltoso il già tormentato processo amministrativo di gestione delle Aree Protette (nullaosta, utilizzazioni forestali, progetti su flora e fauna, indennizzi dei danni da fauna selvatica) aggravato in questi ultimi tempi da continui tagli ai bilanci degli Enti. Senza dimenticare, inoltre, il futuro incerto delle centinaia di persone, in tutta la regione Lazio, che lavorano all’interno delle Aree Protette.

Se l’intenzione delle modifiche nelle proposte oltre a quello dell’efficienza, efficacia ed economicità, sono quelle di implementare il cosiddetto principio della sussidiarità amministrativa (l’amministrazione più vicina alla cittadinanza è quella alla quale devono essere affidati i compiti di gestione della cosa pubblica), di contro non va dimenticato anche l’importante principio dell’adeguatezza, secondo il quale l’amministrazione pubblica deve possedere una struttura organizzativa idonea a garantire la buona riuscita dei compiti ad essa affidata. Ad ogni buon conto va ricordato comunque che i comuni, nell’attuale assetto normativo, in realtà già sono coinvolti nella gestione delle aree protette in quanto o sono veri e propri “enti gestori” (come nel caso di numerose Riserve Regionali) oppure nel caso degli Enti Parco (che gestiscono i Parchi Regionali), sono rappresentati nella comunità del parco insieme alle comunità montane ed alle Province e possono già procedere agli aggiornamenti ed alle variazioni dei piani dei parchi, dei regolamenti ecc. come previsto dall’art.16 della L.R 29/1997 e all’art. 10 della Legge Quadro 394/91.
AIGAP ritiene che la L.R. n 29 del 1997 (Norme in materia di aree naturali protette regionali) sia una buona Legge Regionale probabilmente tra le migliori sull’argomento anche a livello nazionale, che però a tutt’oggi ancora non è stata applicata al meglio ed in tutti i suoi aspetti. Una sua revisione od un suo miglioramento è certamente possibile, ma si auspica da parte del legislatore, se non una gestione partecipata, perlomeno un momento di confronto costruttivo con coloro che nei Parchi vivono, lavorano e che spesso ne hanno fatto una vera e propria missione di vita.

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