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Dimostrati effetti nocivi dei pesticidi sulla riproduzione in organismi acquatici

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 23.04.2013

E’ di poche settimane fa il rapporto di ISPRA sull’inquinamento da pesticidi delle nostre acque, sia superficiali che sotterranee. Degli effetti dei pesticidi sull’uomo e sulle altre specie animali si discute e il campo di ricerca è aperto.

Alcuni ricercatori dell’Università del North Carolina si occupano di un organismo acquatico chiamato Daphnia. Gli studiosi hanno scoperto che esponendo l’organismo ad un pesticida si hanno effetti sulla riproduzione e su diverse generazioni. La Daphnia, la cosiddetta pulce d’acqua, svolge un ruolo importante nella catena alimentare, essendo cibo per giovani pesci ed altri organismi. Minando la riproduzione e quindi la presenza della Daphnia nella catena alimentare gli scienziati si interrogheranno ora sugli effetti del pesticida sull’intero ecosistema a partire da questo primo dato.

Daphnia

“Questo lavoro supporta l’ipotesi che l’esposizione ad alcune sostanze chimiche ambientali durante periodi sensibili dello sviluppo possa causare problemi di salute significativi per quegli organismi nella vita – e influenzare la loro prole e, possibilmente, la prole della loro prole,” ha spiegato il dott. Gerald LeBlanc, un professore di tossicologia ambientale e molecolare  e autore principale dell’articolo.  

Gli stimoli ambientali normalmente determinano il sesso della prole e i ricercatori stanno lavorando per comprendere i meccanismi coinvolti. In questo lavoro, la squadra di LeBlanc aveva precedentemente identificato un ormone chiamato il Methyl farnesoate (Mf) che l’organismo produce in determinate condizioni ambientali.

I ricercatori hanno ora scoperto che l’ormone si lega ad una proteina recettore denominata recettore Mf, che può regolare la trascrizione genica e sembra essere legata alla produzione di prole maschile.

Negli esperimenti, i ricercatori hanno esposto la Daphnia a diversi livelli di un insetticida chiamato pyriproxyfen, che imita l’ormone Mf. Con l’esposizione al pyriproxyfen la Daphnia produce più maschi e globalmente meno prole.

“Ad alte concentrazioni avevamo solo maschi, il che non è positivo”, ha detto LeBlanc. “Produrre meno prole, in particolare meno prole femminile, potrebbe limitare in modo significativo il numero della popolazione di Daphnia.”

Anche le basse concentrazioni hanno avuto degli effetti. A concentrazioni di pyriproxyfen  basse la Daphnia produceva ancora delle femmine che però avevano dei problemi riproduttivi sul lungo periodo, producendo meno prole. 

“Ora vogliamo sapere in particolare quali geni sono coinvolti in questo processo di determinazione del sesso”, dice LeBlanc. “E, ecologicamente, sarebbe importante conoscere l’impatto dei cambiamenti nella dinamica di popolazione di questa specie che è un’importante fonte di cibo per i pesci giovani e altri organismi”.

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