Basse dosi di argento rendono i batteri più sensibili all’attacco degli antibiotici, aprendo la strada a nuove terapie per le infezioni farmaco-resistenti e ricorrenti
La ricerca è stata condotta dagli scienziati dell’Università di Harvard, ed è stata pubblicata su Science Translational Medicine.
Trattare i batteri con un composto contenente argento potenzia l’efficacia di una vasta gamma di antibiotici utilizzati e contribuisce a debellare l’infezione. Inoltre l’argento contribuirebbe a rendere un ceppo di batteri resistente agli antibiotici nuovamente sensibile.
L’argento in più potenzia un antibiotico che di solito è efficace nell’uccidere solo i patogeni chiamati Gram-positivi, come lo stafilococco e lo streptococco. L’argento infatti ha permesso alla vancomicina per la prima volta di penetrare e uccidere i batteri Gram-negativi, un gruppo che comprende microbi che possono causare intossicazioni alimentari e pericolose infezioni nosocomiali.
L’argento si è anche dimostrato utile per due tipi di infezioni resistenti che di solito richiedono ripetuti cicli di terapia antibiotica e molteplici visite cliniche.
“I risultati suggeriscono che l’argento potrebbe essere incredibilmente prezioso come coadiuvante ai trattamenti antibiotici esistenti”, ha dichiarato Jim Collins, Ph.D., uno dei pionieri della biologia sintetica e docente presso l’Istituto Wyss.
In anni più recenti i batteri che causano malattie hanno sviluppato resistenze agli antibiotici comuni, con gravi conseguenze per la salute pubblica. Eppure, le aziende farmaceutiche hanno lottato per anni per sviluppare nuovi tipi di antibiotici che colpiscano questi batteri difficili. Questo ha portato gli scienziati a riesaminare i vecchi metodi che sono stati utilizzati per combattere l’infezione prima dell’uso della penicillina nel 1940. Il trattamento con l’ argento, che è stato usato fin dall’antichità per prevenire e curare le infezioni, è uno di questi.
Nonostante la lunga storia dell’utilizzo dell’ argento in clinica, nessuno capiva appieno come agisse sui batteri. Per scoprirlo, Ruben Morones-Ramirez, Ph.D., un borsista post-dottorato presso l’Istituto Wyss che ha lasciato di recente per diventare professore alla Universidad Autónoma de Nuevo Leon in Messico, ha trattato ceppi normali e mutanti di batteri E. coli con un composto contenente argento. Poi li ha osservati al microscopio elettronico e ha organizzato una serie di test biochimici.
Ha scoperto così che i composti di argento fanno sì che i batteri producano molecole chimicamente reattive che danneggiano il DNA e gli enzimi della cellula batterica, così come la membrana che racchiude la cellula.
“Se si conosce il meccanismo, si può avere molto più successo facendo terapie combinatorie”, ha detto Morones-Ramirez.
Gli scienziati hanno anche condotto una serie di studi sulla tossicità, mostrando che le dosi di argento necessarie per rinforzare gli antibiotici erano di gran lunga al di sotto del livello di tossicità nei topi e nelle cellule umane in coltura.
“I medici hanno urgentemente bisogno di nuove strategie per combattere le infezioni resistenti agli antibiotici, e Jim e il suo team ne hanno scoperto una che è incredibilmente versatile, e che potrebbe essere utilizzata rapidamente negli esseri umani”, ha detto Don Ingber, MD, Ph.D., direttore del Fondazione del Wyss Institute