Prove archeologiche e genetiche suggeriscono che gli esseri umani moderni, i diretti discendenti di Homo sapiens, la nostra specie, abbiano le proprie origini in Africa tra i 30mila e i 280mila anni fa.
I più recenti scavi archeologici in Sud Africa hanno mostrato che l’innovazione tecnologica, collegata all’emergere della cultura e ad un comportamento moderno, è improvvisamente comparsa con la nascita dell’espressione simbolica, con la fabbricazione di utensili ricavati da pietre e ossa, con l’uso di ornamenti e monili e con i primi rudimenti dell’agricoltura.
Un team internazionale di ricerca ha messo in relazione questa spinta al cambiamento con il clima che in quel periodo dominava nell’Africa sub-Sahariana.
Lo studio fa parte del progetto GATEWAYS, incluso nel 7th Framework Programme della Commissione Europea, coordinato da Rainer Zahn, ricercatore dell’Institut de Ciència i Tecnologia Ambientals e del Dipartimento di Fisica dell’Università di Barcellona (ICTA-UAB), coadiuvato da Martin Ziegler, della School of Earth and Ocean Sciences presso l’Università di Cardiff (UK), in collaborazione con scienziati del Museo di Storia Naturale di Londra.
Negli ultimi milioni di anni il clima terrestre è oscillato tra periodi glaciali, durante i quali coltri di ghiaccio coprivano i continenti dell’emisfero settentrionale e periodi interglaciali che si alternavano approssimativamente ogni 100mila anni.
Ma all’interno di questi lunghi periodi vi erano improvvisi cambiamenti climatici, che talvolta si esaurivano nello spazio di pochi decenni, con variazioni di temperatura nelle regioni polari – mediamente attorno ai 10°C – in connessione con i cambiamenti nella circolazione oceanica atlantica.
Questi cambiamenti portavano precipitazioni nel Sud del continente africano.
I ricercatori hanno appreso come variassero i modelli delle precipitazioni in Sud Africa negli ultimi 100mila anni analizzando i depositi che i fiumi lasciavano alle foci sulle coste dei continenti, dove ogni millimetro di sedimento corrisponde a 25 anni di sedimentazione.
La proporzione tra il ferro asportato dalle rocce ad opera delle acque meteoriche durante le precipitazioni ed il potassio presente nei suoli aridi per ciascun millimetro dello strato ha costituito una prova del sedimento trasportato dai fiumi e quindi delle precipitazioni avvenute durante l’intero periodo.
La ricostruzione delle precipitazioni nell’arco di 100mila anni mostra una serie di massimi tra i 40mila e gli 80mila anni fa. Questi picchi di piovosità dimostrano che le precipitazioni divengono più intense in pochi decenni, per diminuire nuovamente in poco tempo, praticamente qualche secolo.
Questa ricerca ha mostrato anche che questi cambiamenti climatici sono coincisi con aumenti delle popolazioni, aumenti dell’attività e della produzione di tecnologia da parte dei nostri antenati, secondo quanto documentato dalle prove archeologiche.
La fine di una determinata produzione di utensili di pietra coincide con l’inizio di un nuovo clima più caldo.
La scoperta conferma uno dei principali modelli dell’evoluzione culturale del Paleolitico che correla l’innovazione tecnologica con l’adozione di nuovi rifugi e con l’incremento sia della popolazione che della comunicazione sociale.
Per questi ricercatori, l’inizio di questa esplosione demografica fu causato dai cambiamenti climatici in Sud Africa, il luogo dove sono probabilmente da ricercare i fattori chiave dell’origine del comportamento della specie Homo sapiens e della sua diffusione nel mondo.