Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Science il momento dell’impatto del meteorite e l’estinzione di massa che sterminò i dinosauri furono contemporanei. Ma questo non risolve l’enigma sull’estinzione che resta ancora un mistero irrisolto secondo gli scienziati.
Cosa ha causato l’estinzione dei dinosauri? Una cometa o un asteroide? Le eruzioni vulcaniche o il cambiamento climatico?
Nel tentativo di risolvere il problema, gli scienziati del Berkeley Geochronology Center (BGC), della University of California, Berkeley, e le università dei Paesi Bassi e del Regno Unito hanno determinato date ancora più precise per l’estinzione dei dinosauri 66 milioni anni fa e per il noto impatto verificatosi nella stessa era.
Le date sono così vicine, dicono i ricercatori, che ora si crede che la cometa o un asteroide, se non sono stati del tutto responsabili per l’estinzione a livello globale dei dinosauri, per lo meno hanno dato loro il colpo di grazia.
“L’impatto è stato chiaramente l’ultimo fatto che ha spinto la Terra oltre il punto di non ritorno”, ha detto Paul Renne, direttore del BGC e professore alla Berkeley. “Abbiamo dimostrato che questi eventi sono stati sincroni e quindi l’impatto certamente ha giocato un ruolo importante nell’ estinzione, ma probabilmente l’estinzione non è stata imputabile solo a questo.”
La nuova data per l’impatto – 66.038 mila anni fa – è la stessa, entro i limiti di errore, della data di estinzione, ha detto Renne, rendendo gli eventi simultanei e quindi rendendo ancora più difficile comprendere se l’impatto si avvenuto prima o dopo la grande estinzione. I dati sono stati pubblicati sulla rivista Science.
L’estinzione dei dinosauri era stata connessa con l’impatto di una cometa o di un asteroide nel 1980 dal premio Nobel Luis Alvarez e da suo figlio, Walter. Un cratere nel Mar dei Caraibi al largo delle coste dello Yucatan del Messico dovrebbe essere il risultato di tale impatto. Chiamato Chicxulub (cheek’-lei-loob), si pensa che il cratere sia stato scavato da un oggetto di sei miglia.
Renne decise lo scorso anno di ri-datare l’estinzione dei dinosauri, avvenuta al confine tra i periodi del Cretaceo e del Terziario – il limite KT – ricalibrando la data dopo vent’anni e scoprendo che si è verificata 180 mila anni prima dell’impatto. La data precedente era stata ottenuta nel 1993 dai ricercatori del BGC utilizzando lo stesso metodo che si basa sul tasso di decadimento di un isotopo radioattivo del potassio
La nuova data per l’estinzione è precisa con uno scarto di 11 mila anni. Trent’anni fa, il margine di errore di questi calcoli era di un milione di anni, per questo il momento di questa scoperta è particolarmente importante.
Nonostante il momento dell’impatto sia sincrono con l’estinzione, Renne avverte che questo non vuol dire che l’impatto sia stato la unica causa. Le variazioni climatiche drammatiche negli ultimi milioni di anni, hanno probabilmente portato molte creature sull’orlo dell’estinzione.
“Questi fenomeni precursori hanno reso l’ecosistema globale molto più sensibile al pari dei fattori relativamente piccoli, in modo che ciò che altrimenti avrebbe potuto essere un effetto secondario ha creato un nuovo stato nell’ecosistema”, ha detto. “L’impatto è stato il colpo di grazia.”
Una causa della variabilità del clima avrebbe potuto essere una serie continua di eruzioni vulcaniche in India.
Renne ha anche concluso che il ciclo del carbonio atmosferico della Terra è tornato alla normalità a circa 5.000 anni dall’ impatto. Questo è in netto contrasto con altri studi che hanno sostenuto che sarebbero stati necessari tra 1 e 2 milioni di anni per tornare alla normalità. Secondo Renne la differenza è dovuta al fatto che questi secondi studi sono riferiti a dati oceanici, ma ammette che questo aspetto e ancora poco conosciuto.
I risultati dello studio hanno anche chiarito alcune incongruenze tra le diverse stime per l’età del limite KT in base a ritmi orbitali della Terra registrati nelle rocce sedimentarie. I nuovi risultati indipendenti raggiungono un accordo entro i margini di errore con un’età di 65.957 mila anni determinata utilizzando questo approccio da parte dei colleghi olandesi Frederik J Hilgen dell’Università di Utrecht e Klaudia F. Kuiper della Vrije University.
“Questo studio mostra la potenza della geocronologia ad alta precisione”, ha detto il coautore Darren F. Mark della Scottish Universities Environmental Research Center di Kilbride, ne Regno Unito, che ha condotto le analisi sui campioni forniti da Renne. “Molte persone pensano che la precisione sia solo aggiungere un decimale in un numero. Ma è molto di più. E’ piu’ come avere una lente più nitida su una fotocamera. Ci permette di analizzare i dati geologici a maggior risoluzione e di mettere insieme una sequenza della storia della Terra. “