Secondo un team di ricercatori dell’Università di Yale, l’attività di alcuni vulcani terrestri non ha avuto un ruolo diretto nell’evento che provocò l’estinzione di massa dei dinosauri, come è stato finora ritenuto da molti.
Quanto accaduto 66 milioni di anni fa – si sostiene – è addebitabile unicamente all’asteroide che colpì la Terra.
Il prof. Pincelli Hull, docente di geologia e geofisica a Yale, con un nuovo articolo pubblicato sulla rivista Science, ha difatti confutato gli impatti ambientali delle massicce eruzioni vulcaniche avvenute in India all’inizio del Paleogene – conosciute anche come le ‘trappole del Deccan’ – che, a suo parere, sarebbero da inquadrare in un’epoca precedente l’evento di estinzione del Cretaceo-Paleocene e che quindi non sarebbero da essere condiderate come causa primaria dell’estinzione di massa dei grandi rettili.
La ricerca delle vere cause di quanto accadde in quel tempo lontano è tuttora oggetto di pareri discordi, tra gli studiosi.
Il disaccordo nasce essenzialmente sulla cronologia di due eventi, parimenti devastanti, che influirono pesantemente sul clima terrestre e i cui effetti furono sicuramente deleteri per le faune: la caduta dell’asteroide di Chicxulub, nel Golfo del Messico, che sollevò una coltre di polveri sull’intero pianeta e un’intensa e prolungata attività vulcanica nella regione del Deccan, nell’India occidentale, che ebbe, nella pratica, gli stessi effetti della nube di polveri sollevate dall’asteroide.
Ricordiamo – solo lo scorso anno – la disputa tra il prof. Courtney Sprain, dell’Università della California, Berkeley, e il prof. Blair Schoen, della Princeton University, USA, che, con metodi differenti, affrontarono il problema della datazione di queste polveri e quindi dei loro effetti.
Sprain analizzò le lave con il metodo del decadiemnto dell’argo (da Ar40 a Ar39); il secondo usò invece il metodo di datazione uranio-piombo.
Tutti e due gli scienziati giunsero alla medesima conclusione: le eruzioni iniziarono 400mila anni prima dell’estinzione ed ebbero una durata di un milione di anni.
L’accordo, tuttavia, finiva qui.
Sprain dichiarò infatti che almeno i tre quarti delle lave erano fuoriuscite dopo l’estinzione di massa, mentre Schoen ritenne che gli eventi eruttivi si fossero svolti in quattro fasi, la seconda delle quali si sarebbe verificata prima dell’estinzione.
La maggior parte degli scienziati riconosce che l’evento di estinzione di massa, noto anche come K-Pg si verificò dopo la caduta dell’asteroide e che quindi l’asteroide dovrebbe essere considerato la vera causa primaria dell’estinzione.
“I vulcani possono essere causa di estinzioni di massa perchè rilasciano molti gas, quali anidride solforosa e anidride carbonica, che possono alterare il clima e acidificare il mondo”, afferma Hull, autore principale di questo nuovo studio di Yale. “Ma gli studi fatti finora si sono concentrati sui tempi dell’eruzione della lava piuttosto che sul rilascio di gas”.
Riguardo i tempi dell’emissione di gas vulcanico, Hull e i suoi colleghi hanno confrontato il cambiamento della temperatura globale, che salì di 2°C, e gli isotopi del carbonio rilasciato dai fossili marini mediante modelli dell’effetto climatico dell’anidride carbonica, concludendo che la maggior parte del rilascio di gas era avvenuto ben prima dell’impatto dell’asteroide, individuando quindi l’asteroide come unico artefice dell’estinzione.
“L’attività vulcanica del Tardo Cretaceo causò un graduale aumento del riscaldamento globale di circa due gradi, ma non l’estinzione di massa”, dichiara Michael Henehan, il ricercatore di Yale che si è occupato della registrazione delle temperature per lo studio. “Un certo numero di specie animali migrò verso i poli nord e sud, salvo tornare indietro ben prima dell’impatto dell’asteroide”.
“Molti hanno ipotizzato che i vulcani abbiano rivestito un ruolo fondamentale nel definire il limite K-Pg”, aggiunge Hull. “Secondo noi, non è così”.
Un recente studio sulle ‘trappole del Deccan‘ ha anche verificato che enormi eruzioni seguirono l’evento di estinzione di massa del K-Pg. Quest’ultimo risultato ha spiazzato gli scienziati che non avevano trovato un evento di riscaldamento contemporaneo da abbinare all’accaduto.
Questo studio chiarisce quindi anche questo interrogativo.
“L’estinzione del K-Pg non si è limitatata ad una regione della Terra, non è stato un evento locale, ma è stata un’estinzione di massa; e questo ha modificato il ciclo globale del carbonio”, afferma Donald Penman, collega di Hull, che ha eseguito alcune modellazioni in proposito. “I risultati ottenuti dai modelli mostrano che questi cambiamenti avrebbero consentito agli oceani di assorbire un’enorme quantità di CO2 su scale a lungo termine, probabilmente mascherando gli effetti del riscaldamento del vulcanesimo seguiti all’evento”.
L’estinzione dei grandi rettili sarà certo ancora oggetto di ulteriori indagini e la parola ‘fine’ dovrà attendere ancora analisi e conferme.
Pur tuttavia, essendo un argomento alquanto dibattuto, riteniamo sia lecito aspettarci ulteriori sviluppi.