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Uomini meno intelligenti che in passato? Falso, ma…

L’uomo più stupido di qualche migliaio di anni fa? Secondo un genetista italiano non è affatto vero, ma attenzione ai gadget tecnologici dati a bambini e adolescenti

Scritto da Paolo Ferrante il 16.11.2012

L’uomo più stupido di qualche migliaio di anni fa? Secondo un genetista italiano non è affatto vero. La nostra variabilità genetica è piuttosto bassa e i geni coinvolti sono molti meno di quelli citati nell’ultima ricerca dell’Università di Stanford. Ma attenzione ad interagire con bambini e adolescenti, che rischiano un’impoverimento a causa della capacità umana di imparare solo attraverso interazioni umane.

L’uomo moderno è l’unico essere vivente finora conosciuto ad essere riuscito a togliersi di dosso il fardello della cruda selezione naturale e a creare attorno a sé un ambiente meno ostile. Secondo una nuova ricerca di Gerald Crabtree, un genetista della Stanford University in California, questa mossa avrebbe avviato l’Homo Sapiens Sapiens al declino. Abbiamo chiesto un parere a Marcello Buiatti, genetista presso l’Università di Firenze, che è di tutt’altro avviso.

Graffiti rupestriSecondo il ricercatore toscano, la visione di Crabtree è superata e l’uomo non deve temere una involuzione genetica, che non ha senso in termini scientifici in quanto l’essere umano continua ad evolvere come tutti gli altri esseri viventi, anche se molto meno velocemente. Piuttosto, occorre stare attenti a non minare quella capacità tutta umana di imparare dal prossimo. La diffusione di gadget elettronici in età sempre più giovane sarebbe il vero pericolo da cui Buiatti ci mette in guardia.

L’uomo moderno si differenzia da tutte le altre specie viventi per via di due caratteristiche principali, spiega Buiatti a Gaianews.it.  La prima è l’enorme sviluppo della corteccia cerebrale, dovuta ad un gruppo di geni caratteristici della nostra specie e che ha permesso l’avanzamento tecnologico. La seconda è la complessità del nostro linguaggio e della comunicazione, influenzata da un gruppo di geni ben conosciuti chiamati FOX-P2 e probabilmente al centro della nostra bravura nella vita sociale, che ha permesso la nascita delle prime civiltà.

L’unicità dell’uomo risale a centinaia di migliaia di anni fa, quando queste peculiarità genetiche si erano già cristallizzate a formare praticamente l’essere umano come lo conosciamo oggi. Con la scomparsa dei nostri cugini più stretti, inoltre, con cui dividevamo il pianeta qualche decina di migliaia di anni fa – i Neandertal, i Denisoviani e i Floresiensi -, la variabilità genetica è crollata, perché l’uomo, a differenza degli altri animali, non deve adattarsi ai diversi habitat in cui si sposta. E’ piuttosto il contrario, l’ambiente viene modificato agli scopi dell’uomo.

Secondo Martello Buiatti sono al massimo una decina i geni che hanno a che fare con la struttura del nostro cervello, e non migliaia come afferma Crabtree. Questo significa che la mutazione di anche solo uno di questi geni provocherebbe un enorme danno all’intero cervello. L’intelligenza umana proviene fondamentalmente da due cause, la peculiare struttura del nostro cervello e dalla capacità di scambiare un’enorme quantità di informazioni con gli altri esseri umani.

Un fatto particolare è che gli umani non riescono a imparare, soprattutto da molto piccoli (0-4 anni) se non da altri umani. Ci sono molti casi di bambini vissuti con altri animali come i lupi, che sono cresciuti fondamentalmente handicapati. L’intelligenza quindi si sviluppa sono tramite interazione umana, cioè in gran parte per via epigenetica, che ha a che fare con l’espressione e non con la struttura dei geni.

Il ‘miracolo dei geni’ che ha portato l’essere umano a svettare tra tutti gli altri esseri viventi e ad avere il successo che ha avuto si è giocato in pochissimo tempo e su un numero di geni molto piccolo, circa un centinaio, che hanno accelerato il cambiamento nel philum della nostra umanità. Ma gli effetti del cambiamento che sta avvenendo oggi nel patrimonio genetico dell’essere umano non lo sapremo se non fra 100 mila anni, e non certo nel futuro prossimo, spiega Buiatti. Infine, non si può affermare che oggi la pressione selettiva non sia presente, anzi, è altissima nella nostra società, secondo il ricercatore.

Bambini e TVLa cosa più pericolosa secondo il genetista toscano è invece l’avvento delle interfacce uomo- macchina e la loro diffusione in bambini di età sempre inferiore. L’uomo infatti non riesce a sviluppare correttamente la propria intelligenza se non attraverso interazioni con altri esseri umani. Lo screening precoce nei neonati autistici, ad esempio, mostra che il bambino autistico non risponde al sorriso della mamma, ma a quello delle macchine o ai colori, probabilmente a causa di un problema genetico. In pratica non è capace di modellarsi su segnali umani esterni (la musica è un’eccezione), e di conseguenza il cervello non si organizza bene.

Quindi la paura è che l’intelligenza umana, non perché non ci sia selezione naturale, ma per mancanza di interazione sociale, non si sviluppi correttamente. E’ questo che deve farci pensare oggi, se vogliamo garantire ai nostri figli un futuro ‘intelligente’.

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