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Ibridazione tra Neanderthal e Sapiens avvenuta molto prima di quanto ritenuto

Scritto da Leonardo Debbia il 21.03.2016

Utilizzando diversi metodi di analisi del DNA, un team di ricerca internazionale ha trovato quella che può essere considerata una solida prova dell’ibridazione avvenuta tra Neanderthal ed esseri umani moderni, verificatasi decine di migliaia di anni prima di quanto sia mai stato documentato finora.
Il team ha pubblicato sulla rivista Nature le prove di questa ibridazione, ascrivibili a circa 100mila anni fa.

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Schema degli incroci tra umani moderni (Sapiens) e Neanderthal. Il DNA Neanderthal negli esseri umani attuali fuori dall’Africa proviene da incroci risalenti a 47mila –65mila anni fa (freccia verde). Il DNA umano nei Neanderthal è una probabile conseguenza di precedenti incroci tra i due gruppi circa 100mila anni fa (freccia rossa) (crediti: Ilan Gronau)

In particolare, gli scienziati forniscono la prima prova genetica di uno scenario in cui i primi esseri umani moderni lasciarono il continente africano e si mescolarono con membri arcaici (ormai estinti) della famiglia umana che avevano preceduto la massiccia migrazione out of Africa degli antenati degli attuali non-Africani, risalente a meno di 65mila anni fa.

“Dopo il primo sequenziamento del genoma dei Neanderthal nel 2010, è stato riconosciuto che i Neanderthal e i Sapiens dovevano essersi sicuramente incrociati”, sostiene il prof. Adam Siepel, co-autore del team e biologo presso il Cold Spring Harbor Laboratory (CSHL) di New York. “Ma i dati di questa ibridazione fanno riferimento ad un evento che risale a 47mila-65mila anni fa; al periodo in cui si verificò la prima migrazione out of Africa. L’evento di ibridazione che abbiamo analizzato ora è molto più antico di questo”.

“Un aspetto molto interessante della nostra scoperta è che il segno di ibridazione rilevato va in direzione opposta a quella finora conosciuta”, osserva Siepel. “Per spiegarci meglio, mostriamo il DNA umano in un genoma neanderthaliano, anziché il DNA neanderthaliano in un genoma umano”.

Questa scoperta, frutto di diversi algoritmi complessi di modellazione al computer nel confronto di centinaia di genomi umani contemporanei con genomi – sia completi che parziali – di quattro esseri umani arcaici, ha notevoli implicazioni per la conoscenza dei modelli di migrazione umana.

Tutti gli esseri umani oggi viventi, siano europei, eurasiatici e asiatici, hanno segmenti di derivazione Neanderthal nel loro genoma.

Questi frammenti sono le tracce di incroci seguiti alla migrazione ‘out of Africa’ risalente a 60mila anni fa.

I bambini nati da queste ibridazioni al di fuori dell’Africa furono allevati dai Sapiens e, una volta adulti, continuarono ad incrociarsi con altri Sapiens.

Questo spiega come frammenti di Neanderthal possano essere rimasti nei genomi umani ed essere giunti fino a noi.

Gli africani contemporanei, al contrario, non hanno tracce di DNA dei Neanderthal e questo può solo significare che i rapporti sessuali tra Sapiens e Neanderthal non possano essere avvenuti se non al di fuori del continente africano.

La prova che va in direzione opposta, quella consistente in un ‘flusso di geni’ dai discendenti dei Sapiens nel genoma Neanderthal, si applica ad uno specifico Neanderthal, i cui resti sono stati rinvenuti alcuni anni fa in una grotta del sud-ovest della Siberia, sui Monti Altai, vicino al confine tra Russia e Mongolia.

Secondo gli studiosi, l’antenato Sapiens che ha contribuito alla nascita di questo particolare individuo – chiamato Neanderthal Altai e conosciuto solo per un piccolo frammento di osso – deve essere migrato dall’Africa molto prima della massiccia migrazione ‘principale’ che ha portato gli africani in Europa e in Asia 65mila anni fa, e conosciuta come la ‘out of Africa’ per eccellenza.

E passiamo a quanto scoperto ora.

I due uomini di Neanderthal delle grotte europee che sono stati sequenziati in questo studio – uno rinvenuto in Croazia e l’altro in Spagna – sono entrambi privi di DNA dei Sapiens.

Nelle analisi, gli studiosi hanno anche incluso il DNA di un lontano ‘parente’ dell’uomo arcaico, un individuo Denisovan i cui resti si trovavano nella stessa grotta del Neanderthal Altai sui Monti omonimi.

I Denisovan, come i Neanderthal, sono membri della linea umana che alla fine si estinse.

Entrambi questi cugini arcaici (Denisovan e Neanderthal Altai) erano vissuti – come anzidetto – nella stessa grotta, anche se in tempi diversi.

A differenza del Neanderthal Altai, il Denisovan analizzato in questo studio non reca però tracce di DNA umano.

Questo non significa che i Sapiens non si siano mai ibridati con Denisovan e Neanderthal europei.

Quello che significa – secondo Siepel – è invece che “la traccia che vediamo nel Neanderthal Altai deriva probabilmente da una ibridazione avvenuta dopo che il lignaggio Neanderthal si è discostato dai cugini arcaici, poco più di 100mila anni fa”.

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