Continua la protesta di Greenpeace contro il gigante delle energia elettrica a carbone Enel: questa mattina gli attivisti hanno aperto un enorme striscione in mare con le parole:“NO AL CARBONE, QUIT COAL”.
“End the Age of Coal” è una manifestazione mondiale prevista per domani: chi vi aderisce in tutto il pianeta che il carbone venga abbandonato in quanto fonte energetica causa di gravi problemi di salute e del riscaldamento globale.<
Enel secondo Greenpeace è in testa alla classifica dei grandi inquinatori italiani del 2012.
“Lo spot di Enel “quanta energia c’è in un attimo?” omette di dire quanta anidride carbonica c’è in un solo secondo, nei fumi che fuoriescono dalle sue centrali italiane: oltre una tonnellata,” così si legge nella nota della ONG.
“Con 38 milioni di tonnellate di CO2 emesse in un anno (8,2 in più rispetto alle quote assegnate all’azienda e 1,2 in più rispetto all’anno precedente),” continua la nota, “Enel detiene un primato negativo difficilmente avvicinabile. Da sola, in termini di emissione di anidride carbonica, vale quasi quanto le principali cinque aziende produttrici di elettricità sue concorrenti; vale ben oltre le emissioni del comparto dell’acciaio e del cemento messi insieme; rappresenta circa il 30 per cento dell’intero settore termoelettrico ed emette circa il 70 per cento in più di CO2 dei grandi gruppi di raffinazione.”
“Tra il 2011 e il 2012 Enel in Italia ha prodotto il 5,7 per cento in meno di elettricità, ma è riuscita ugualmente ad aumentare le sue emissioni di CO2. Perché utilizza sempre più carbone” afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “È giunto il momento di cambiare e il governo – che controlla direttamente Enel – deve assumersi le sue responsabilità: rimuovere immediatamente il management che sta fallendo su tutti i fronti, ambientale, economico e finanziario, e imprimere una svolta per archiviare il carbone investendo su rinnovabili ed efficienza”.
Greenpeace chiede a Enel di dimezzare la sua produzione a carbone entro il 2020 e di azzerarla al 2030; di rinunciare ai progetti di nuove centrali a carbone e di sostituire la sua produzione a carbone con fonti pulite e rinnovabili.