Secondo un nuovo studio i cambiamenti climatici potrebbero compromettere la produttività di riso, mais e grano anche in Europa. La stima, pubblicata sulla rivista Nature Climate Change, cambia la prospettiva rispetto alle previsioni sui cambiamenti climatici in Europa, che fino ad un aumento di due gradi, predicevano un miglioramento della produttività.
La crisi alimentare globale è un tema scottante e le previsioni su come i modelli climatici influenzeranno la produzione di cibo possono essere utili per preparare le giuste politiche di mitigazione dell’impatto che consentano di diminuire le perdite.
La ricerca in questione è stata condotta dai ricercatori dell’Università di Leeds e parla di un peggioramento nel rendimento dell’agricoltura a partire dal 2030. Il professor Andy Challinor, autore principale dello studio, ha dichiarato: “La nostra ricerca mostra che i raccolti saranno influenzati negativamente dai cambiamenti climatici molto prima del previsto.” Ma le cose non andranno nello stesso modo ovunque: i cambiamenti varieranno da regione a regione e il clima sarà sempre più irregolare.
Lo studio ha preso in considerazione i dati di 1700 ricerche: il numero di studi dedicati a questo argomento è salito notevolmente dal 2007 a oggi. Facendo riferimento al quarto rapporto di valutazione dell’IPCC due gradi di riscaldamento avrebbero potuto influire addirittura positivamente sui raccolti dell’Europa e del Nord America.
Ma ora, con i nuovi dati, è più probabile il contrario, spiegano gli scienziati: il riscaldamento avverrà prima di quanto previsto e gli effetti saranno negativi. Vedremo, in media, un impatto sempre più negativo del cambiamento climatico sulle rese dei raccolti a partire dal 2030. Nella seconda metà del secolo, addirittura si registreranno diminuzioni nella produzione agricola di questi tre cereali del 25%. Gli scienziati sottolineano che secondo la previsione, il clima sarà sempre più irregolare e i raccolti potranno essere buoni o cattivi alternativamente negli anni, e in maniera diversificata nei diversi paesi: la media però, resterà negativa.
Gli effetti saranno peggiori nelle zone tropicali, ma anche se di minore impatto, saranno significativi anche nelle zone temperate, spiegano gli scienziati.
Gli scienziati hanno anche tenuto conto delle piccole azioni di mitigazione che potranno essere attuate dagli agricoltori, ma alla fine del secolo le innovazioni in campo agricolo dovranno essere ben più consistenti se si vorrà mantenere la produttività necessaria per sfamare tutta la popolazione.
Lo studio, di grande importanza, sarà pubblicato alla fine di marzo, nella quinta relazione del II Gruppo di lavoro del IPCC, l’International Panel on Climate Change.