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Cancro alla prostata: dagli esperti no all’intervento preventivo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 10.06.2013

Dopo il caso dell’attrice Angelina Jolie che is è sottoposta a doppia mastectomia perchè predisposta geneticamente al cancro al seno, e il caso del manager inglese che si è fatto asportare la prostata per lo stesso motivo, gli esperti della Società italiana di Urologia oncologica hanno espresso il loro parere a riguardo dell’intervento preventivo alla prostata che sarebbe azzardato in quanto non ci sono dati sufficienti per garantire la correlazione fra l’alterazione del gene e l’insorgenza del tumore.

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“E’ vero, le ultime ricerche – afferma Giario Conti, Presidente SIUrO – hanno dimostrato che l’alterazione, tramite mancate riparazioni del Dna, del gene Brca 2 nel maschio aumenterebbe il rischio relativo di sviluppare il tumore di 9 volte circa rispetto alla popolazione normale.

Tendenzialmente i tumori dovuti ad alterazioni genetiche sono più aggressivi, più veloci e danno più facilmente origine a metastasi. Ma a differenza di quello che accade per il tumore al seno e alle ovaie dove la probabilità è molto alta e dove esistono dei percorsi medici precisi, per il tumore della prostata le conoscenze attuali non sono assolutamente tali da garantire la correlazione tra l’alterazione dei geni e l’insorgenza del tumore”.

Gli esperti si stanno riunendo in queste ore per il XXIII Congresso Nazionale in corso a Firenze e lanciano un messaggio per evitare che in Italia arrivi la moda dell’intervento preventivo.

Secondo gli esperti lo screening genetico non può diventare di massa: va eseguito solo nei casi in cui in famiglia sono presenti diversi casi di tumore alla prostata aggressivo.

“La presenza di un’anomalia genetica non rappresenta la certezza di sviluppare il tumore della prostata – prosegue Alberto Lapini, Presidente del XXIII Congresso Nazionale SIUrO – e non giustifica in alcun modo una scelta così radicale qual è l’asportazione della prostata”.

Il tumore alla prostata è diventato più frequente, ma la mortalità diminuisce costantemente. Oggi 217mila uomini convivono con la malattia che ha raddoppiato i nuovi casi negli ultimi 10 anni, ma oltre il 70% dei pazienti guarisce.

“Non bisogna quindi creare allarmismi e farsi prendere dalla paura – conclude Conti – ogni caso va preso in considerazione singolarmente. L’asportazione di una prostata sana è incomprensibile e non condivisibile. L’eccesso di precauzione è dannoso e rischia di esporre a indesiderate conseguenze di operazioni perfettamente evitabili”.

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