Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha reso noto che per difendere il nostro mare dai pirati che lo inquinano potrebbero essere utilizzati in futuro i satelliti.
Come già sottolineato da un report recente di Legambiente il nostro mare è in serio pericolo: fra le minacce le infrazioni che si susseguono numerosissime. Fra queste anche quelle di sversamento illegale in mare di rifiuti e sversamenti accidentale di petrolio.
Il fine del nuovo indirizzo del Ministero è quello di riuscire ad assicurare alla giustizia i responsabili degli incidenti che rimangono invece oggi molto spesso impuniti. Il motivo è che la sorveglianza 24 ore su 24 di aree così ampie è decisamente difficile per questo i satelliti possono essere di estremo aiuto, così come già succede per la deforestazione in Amazzonia.
Gl ecosistemi marini del Mediterraneo sono la base dell’economia turistica e di quella della pesca: danneggiarli significa danneggiare l’economia del nostro Paese. Nonostante il Mediterranea sia uno scrigno di natura e cultura il 60% del commercio del petrolio e il27% delle attività mondiale connesse con la raffinazione naviga pericolosamente su questo mare.
“La caccia ai delinquenti che inquinano i nostri mari si arricchirà presto di nuovi strumenti: è all’esame del Ministero la possibilità di mettere sotto controllo satellitare le nostre piattaforme e il nostro mare.” – ha dichiarato il ministro Galletti,
“Il Mediterraneo – ricorda il Ministro – rappresenta lo 0,8% del globo, ma vi transita oltre il 25% degli idrocarburi di tutto il mondo, con circa 200 petroliere che lo attraversano ogni giorno e alcune centinaia di migliaia di tonnellate di idrocarburi che, per sinistri o operazioni dolose, finiscono in mare. Con il Dl 91/2014, ora all’esame del Parlamento, vorrei estendere la responsabilità degli incidenti anche ai proprietari del carico che scelgono navi “carrette” inadeguate al trasporto di idrocarburi: siamo a lavoro per individuare altre misure che rafforzino il il principio ‘chi inquina paga’ contro gli atti di pirateria ambientale”.