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I satelliti per salvare il Mediterraneo dagli sversamenti

Il ministro dell'Ambiente Galletti propone di sorvegliare il Mediterraneo con l'ausilio dei satelliti

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 14.07.2014

Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha reso noto che per difendere il nostro mare dai pirati che lo inquinano potrebbero essere utilizzati in futuro i satelliti.

Come già sottolineato da un report recente di Legambiente il nostro mare è in serio pericolo: fra le minacce le infrazioni che si susseguono numerosissime. Fra queste anche quelle di sversamento illegale in mare di rifiuti e sversamenti accidentale di petrolio.

Il fine del nuovo indirizzo del Ministero è quello di riuscire ad assicurare alla giustizia i responsabili degli incidenti  che rimangono invece oggi molto spesso impuniti. Il motivo è che la sorveglianza 24 ore su 24 di aree così ampie è decisamente difficile per questo i satelliti possono essere di estremo aiuto, così come già succede per la deforestazione in Amazzonia.

Gl ecosistemi marini del Mediterraneo sono la base dell’economia turistica e di quella della pesca: danneggiarli significa danneggiare l’economia del nostro Paese. Nonostante il Mediterranea sia uno scrigno di natura e cultura il 60% del commercio del petrolio e il27% delle attività mondiale connesse con la raffinazione naviga pericolosamente su questo mare.

“La caccia ai delinquenti che inquinano i nostri mari si arricchirà presto di nuovi strumenti: è all’esame del Ministero la possibilità di mettere sotto controllo satellitare le nostre piattaforme e il nostro mare.” – ha dichiarato il ministro Galletti,

“Il Mediterraneo – ricorda il Ministro – rappresenta lo 0,8% del globo, ma vi transita oltre il 25% degli idrocarburi di tutto il mondo, con circa 200 petroliere che lo attraversano ogni giorno e alcune centinaia di migliaia di tonnellate di idrocarburi che, per sinistri o operazioni dolose, finiscono in mare. Con il Dl 91/2014, ora all’esame del Parlamento, vorrei estendere la responsabilità degli incidenti anche ai proprietari del carico che scelgono navi “carrette” inadeguate al trasporto di idrocarburi: siamo a lavoro per individuare altre misure che rafforzino il il principio ‘chi inquina paga’ contro gli atti di pirateria ambientale”.

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