“Trivella Selvaggia” è il nome del rapporto stilato da Legambiente e che assegna la bandiera nera al Ministro Corrado Passera per la nuova politica legata alle trivellazioni in mare per l’estrazione del petrolio.
Secondo Legambiente il nuovo decreto per lo sviluppo, che sarà approvato presto in parlamento potrebbe far aumentare in maniera vorticosa il numero di trivelle attive nei nostri mari. Come è noto però, le estrazioni hanno il loro impatto ambientale e comportano un rischio serio, come dimostrano gli ultimi incidenti petroliferi, per primo quella della BP nella Golfo del Messico.
Le trivelle attive ad oggi sono 9 ed interessano 1786 chilometri quadrati di mare, ma con il nuovo decreto sviluppo rischiano, secondo Legambiente, di diventare oltre settante.
Attualmente le zone interessate sono soprattutto il mare Adratico del centro sud, il Canale di Sicilia e il Mar Ionio.
Sono 19 le ricerche in corso e ben 41 le richieste per cominciare le ricerche petrolifere.
Considerando tute le aree coinvolte in trivellazioni attive, permessi di ricerca, e richiste i permessi si parla di quasi 30.000 chilometri quadrati di mare coinvolti.
La presenza di trivelle non è senza impatto ambientale e le comunità marittime vivono su un’economia basata sul turismo e sulla pesca, su questo Legamebiente punta il dito.
Ma le pecche a livello di strategia economica non sono solo queste: il Ministro Passera ha dichiarato nella sua relazione che il mercato dell’oro nero sarà attivo, considerando tutte le trivelle potenziali, per 7 anni in riferimento al gas e 14 in riferimento all’olio.
Le operazioni creeranno nuovi posti di lavoro, ma a breve scadenza.
La Bandiera nera di Legamabiente al ministro Passera è dovuta però soprattutto ad un fatto: con il nuovo decreto sviluppo si abroga una norma relativa alla sicurezza
che era stata approvata proprio dopo il disastro petrolifero del Golfo del Messico.
La politica el Ministro Passera ha un altro punto debole: le royalties, che sono quelle somme di denaro che vengono utlizzate per tamponare i danni all’ambeinte provocati dalle estrazioni. Negli altri paesi la percentuale delle royalties vanno dal 20 all’80%. In Italia le royalties sono vanno dal 4 al 7%, oltre al danno la beffa.
Ciò che evidenzia Legambiente, riassumendo, è che con il nuovo decreto sviluppo le politiche economiche saranno poco redditizie a causa delle scarse royalties, creearanno uno sviluppo di cortissima gittata con costi e rischi ambeintali di grande portata.
In Italia nel 2011 sono stati estratti 5,3 milioni di tonnella te di petrolio di cui 640 mila dai fondali marini. Delle 9 piattaforme attive con 68 pozzi, la più attiva è stata quella chiamata Rospo Mare, situata di fronte alle coste dell’Abruzzo, che ha estratto il 32% del petrolio estratto a mare.