Nonostante la vitamina C sia un valido alleato contro i malanni di stagione, in inverno si consumano meno alimenti che la contengono.
E’ quanto affermato da uno studio dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, che ha valutato l’assunzione di vitamina C, ovvero di Acido L-ascorbico, su circa 7.600 partecipanti sopra i 18 anni, di cui 4681 femmine (61,2%) e 2964 maschi (38,8%).
I ricercatori spiegano che a fronte di un maggior consumo di agrumi, c’è un minor consumo di verdure in cui questa vitamina è presente, come pomodori, verdura a foglia larga, cavoli, broccoli e legumi.
I risultati hanno rilevato che la quantità di vitamina C assunta in inverno è pari in media a 143 mg giornalieri per le donne e 146 mg negli uomini. Un valore adeguato secondo i Larn (Livelli assunzione di riferimento nutrienti) della Sinu (Società italiana nutrizione umana), ma non sempre è sufficiente per la copertura del fabbisogno giornaliero necessario all’organismo, a causa della sua veloce deperibilità.
Infatti l’esposizione al sole e alla luce, la conservazione e la cottura dei cibi, possono degradarne le proprietà.
Infine secondo gli esperti dell’Osservatorio, non vi è alcuna prova scientifica che con gli integratori di vitamina C si possa prevenire l’attacco di virus e batteri.