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Focolaio di Ebola in Congo, sono già 18 i morti e 41 gli infetti

Il bilancio delle vittime del virus Ebola è raddoppiato nell'arco di una settimana nella Repubblica democratica del Congo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 13.09.2012

Il bilancio delle vittime del virus Ebola è raddoppiato nell’arco di una settimana nella Repubblica democratica del Congo, e l’epidemia continua a diffondersi secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Ministero della Salute congolese ha confermato 18 morti tra i 41 casi confermati di infezioni di ebola, un virus altamente contagioso che provoca una febbre emorragica.

“Fino al 90 per cento di coloro che vengono infettati può morire”, ha detto Tarik Jasarevic, un portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra, Svizzera. “Ecco perché tutti i casi di contagio segnalati sono una brutta notizia.”

Il virus ebola

Fortunatamente i focolai di infezione tendono ad essere localizzati in alcuni villaggi, in quanto chi contrae la malattia rimane fermo ed è impossibilitato a viaggiare.

L’incubazione del virus, ossia il tempo che passa tra l’infezione e la comparsa dei sintomi, può variare da 2 a circa 20 giorni. La morte può verificarsi entro pochi giorni dai sintomi manifesti.

“Il periodo di incubazione può essere molto lungo”, ha detto Jasarevic. “Ma una volta che iniziano i sintomi, il decorso è veloce.”

Insorgenza di malattia può manifestarsi sotto forma di febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di gola e debolezza. Altri sintomi precoci. La malattia progredisce rapidamente in diarrea, vomito, mal di stomaco, compromissione delle funzionalità renale ed epatica,  emorragie interne ed esterne, ed è per questo che è anche chiamata “febbre emorragica”.

Le epidemie di Ebola sono iniziate ad essere documentate nel 1976. Oltre al Congo, tale virus ha colpito anche l’Uganda durante  quest’anno. Altri focolai negli anni passati si sono verificati in Sudan, Gabon e in Costa d’Avorio.

Il virus Ebola prende il nome da un fiume nel Congo (ex Zaire), dove è stataa per la prima volta identificata.

Non esiste un trattamento standard e non esiste un vaccino. I pazienti ricevono una terapia di supporto per bilanciare la perdita dei  fluidi corporei, controllare la pressione e i livelli di ossigeno, e gestire le infezioni che possono verificarsi.

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