I detriti spaziali sono un problema crescente per i satelliti e per le attività umane nello spazio prossimo alla Terra, come quelle portate avanti sulla Stazione Spaziale. E la situazione già instabile potrebbe peggiorare se si verificasse una “sindrome di Kessler”, ossia un aumento esponenziale di detriti dovuti alla collisione tra detriti già esistenti. Per evitare questa situazione molti gruppi di ricerca stanno sviluppando tecnologie in grado di spostare spazzatura spaziale in un’orbita di sicurezza. Purtroppo, al momento non esiste ancora un sistema efficace e poco costoso epr risolvere il problema.
Un’idea interessante che viene portata avanti anche dall’Università di Bologna e un nuovo sistema basato su una schiuma spray che si solidifica progressivamente, e che potrebbe essere utilizzata come collegamento tra un satellite e le macerie spaziali. Questa sostanza è una schiuma poliuretanica bicomponente che si espande e diventa rigida.
Dal momento che questa schiuma non è mai stata testata nello spazio, i ricercatori vogliono ora dei dati reali ottenuti lavorando nel vuoto e in condizioni di microgravità. In particolare, vogliono verificare come i reagenti si mescolano e qual è l’efficienza del processo di solidificazione.
Questi test saranno eseguiti nello spazio grazie al lancio della schiuma in un vettore progettato e mandato in orbita dall’Agenzia Spaziale Tedesca (DLR) e dallo svedese National Space Board (SNSB).
Negli ultimi 50 anni sono stati lanciati nello spazio molti satelliti, ma solo pochi sono ancora in funzione; tutti gli altri vanno a costituire un pericoloso ammasso di materiale inutile, perché nessuno ha mai pensato a come sbarazzarsi di loro alla fine del servizio. A causa della velocità elevata che hanno questi oggetti in orbita, anche un piccolissimo frammento può causare ingenti danni, come la distruzione e l’ulteriore frammentazione di satelliti, in un processo a catena.
L’orbita più affollata è la cosiddetta LEO (orbita terrestre bassa), dove ci sono importanti satelliti per le telecomunicazioni e satelliti di osservazione della Terra o dove si svolgono le attività con equipaggio umano (la ISS).
Già negli anni ’70, alcuni scienziati – tra cui il Kessler della famosa sindrome o effetto a catena – hanno teorizzato la possibilità di collisioni catastrofiche nello spazio a causa del sovraffollamento dell’orbita. E qualche settimana fa l’evacuazione della Stazione Spaziale Internazionale è stata un brutto presagio.
Anche se questa situazione sembra essere molto grave, tuttavia, importanti ricerche dimostrano che la rimozione di detriti anceh solo del 5% l’anno potrebbe essere sufficiente a fermare la crescita della popolazione dei microdetriti. Ecco perché è molto importante trovare una soluzione fattibile per la cattura e dei detriti spaziali: ed è proprio l’obiettivo della schiuma che i ricercatori bolognesi stanno studiando.
Il lancio del modulo tedesco-svedese è previsto per marzo 2012.