Gaianews

Think. Eat. Save. La campagna FAO per ridurre gli sprechi di cibo

"Nei paesi industrializzati, circa metà di tutto il cibo viene dissipato - circa 300 milioni di tonnellate - perché produttori, distributori e consumatori eliminano alimenti che sono ancora buoni per essere consumati", José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO

Scritto da Nadia Fusar Poli il 22.01.2013

E’ possibile ridurre in modo significativo lo spreco di cibo attraverso semplici azioni? Consumatori, industria alimentare e governi, possono realmente cambiare  la cultura dello spreco e gettare nuove fondamenta per un futuro sostenibile? 

pane

Think. Eat. Save. è la  campagna mondiale contro gli sprechi alimentari lanciata dall’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, dalla FAO, l’Organizzazione ONU per l’Alimentazione e l’Agricoltura e da altri partner,  nata a sostegno di  SAVE FOOD, l’iniziativa che mira a  ridurre le perdite e gli sprechi lungo l’intera catena alimentare, dalla produzione al consumo. 

Ogni anno, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo (circa un terzo della produzione globale) vengono sprecate, per un valore di circa mille miliardi di dollari. “In un mondo di sette miliardi di persone, che raggiungerà i nove miliardi per il 2050, sprecare cibo è assolutamente illogico – dal punto di vista economico, ambientale ed etico”, ha affermato Achim Steiner, Sotto Segretario Generale dell’ONU e Direttore Esecutivo dell’UNEP. 

“Nei paesi industrializzati, circa metà di tutto il cibo viene dissipato – circa 300 milioni di tonnellate – perché produttori, distributori e consumatori eliminano alimenti che sono ancora buoni per essere consumati”, ha aggiunto José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO.  “Questo è più del totale netto della produzione alimentare dell’Africa Subsahariana, e sarebbe sufficiente a nutrire i circa 870 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo”. 

Il sistema alimentare mondiale incide in modo significativo sull’ambiente, e la maggiore produzione di cibo a livello globale,esercita su di esso una forte pressione. Le implicazioni sono notevoli: dal degrado allo sfruttamento delle risorse idriche, dai cambi di destinazione agricola e del territorio, come ad esempio la deforestazione alle emissioni di gas serra. Solo per citarne alcuni.

L’approvazione da parte dei Capi di Stato e di Governo del Quadro Programmatico Decennale per modelli di consumo e produzione sostenibili, siglata in occasione del Vertice Rio+20 del giugno 2012, ha di fatto aperto la strada alla campagna FAO. 

“Un minore spreco di cibo porterebbe ad un uso più efficiente della terra, ad una gestione migliore delle risorse idriche, ad un impiego più sostenibile del fosforo, ed avrebbe ripercussioni positive sul cambiamento climatico.  Il nostro lavoro è assolutamente in linea con questa iniziativa”, ha sottolineato  Janez Potočnik, Commissario Europeo per l’ambiente. “Nell’Unione Europea ci siamo prefissi l’obiettivo di dimezzare lo spreco di cibo commestibile entro il 2020 e per la stessa data eliminare quasi del tutto le discariche.  La Commissione l’anno prossimo intende presentare proposte sulla sostenibilità dei sistemi alimentari con una grande attenzione agli sprechi di cibo”

Il sito della campagna (www.thinkeatsave.org), dove vengono illustrati semplici e utili suggerimenti, rappresenta un “luogo” d’incontro virtuale, un laboratorio per lo scambio e la condivisione di idee. Il coinvolgimento di tutti (famiglie, scuole, industrie di settore, leader mondiali…) è fondamentale perché la campagna possa raggiungere il proprio obiettivo ed esprimere appieno il proprio potenziale: creare una cultura nuova, fortemente orientata al consumo sostenibile e tracciare un nuovo cammino di crescita, consapevole e responsabile.   

© RIPRODUZIONE RISERVATA