Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre abbiamo spostato le lancette dell’orologio un’ora indietro, guadagnando un’ora di sonno. Si è infatti passati all’ora solare da quella legale in vigore da marzo. Secondo uno studioso questo potrebbe ridurre – nella sola giornata di oggi – lo stress e il numero di infarti.
Oltre al risparmio energetico ottenuto in questi 6 mesi dal paese, un esperto del San Raffaele ritiene che questo lunedì mattina che potrà contare meno infarti. “Esiste infatti – spiega Piero Barbanti, responsabile neurologo dell’IRCSS San Raffaele Pisana di Roma, “anche un ‘ciclo’ settimanale e annuale degli eventi cardiovascolari. Il lunedì è il giorno peggiore, in modo particolare in inverno.”
Ma grazie all’ra solare, sembra che l’ora di sonno in più possa aiutare. La probabilità di un infarto all’inizio della settimana è infatti di circa il 13 per cento più alta rispetto agli altri giorni. “L’infarto – continua l’esperto – ha la sua massima incidenza nel primo giorno della settimana perché il lunedì si sommano 3 dei fattori di rischio determinanti per l’insorgenza di patologie cardiovascolari. Il dormire meno, il dormire in orari non consoni rispetto a quanto richiesto dal nostro naturale orologio crono-biologico e lo stress caratteristico dell’inizio settimana”.
“E’ dimostrato – conclude Barbanti – che il mix di questi fattori riassunti nell’oramai inflazionato concetto di ‘jetlag sociale’ ci rende più suscettibili ad eventi di carattere cardiovascolare, a causa dell’attivazione del sistema nervoso simpatico e della produzione di citochine”.
Quanto riferito dal prof. Barbanti è avallato da un noto studio pubblicato sul The New England Journal of Medicine, la rivista più importante e prestigiosa al mondo in campo medico. Secondo la ricerca dal titolo “Shifts to and from Daylight Saving Time and Incidence of Acute Myocardial Infarction” del Karolinska Institute di Stoccolma, il lunedì successivo all’introduzione dell’ora solare, che ci regala un’ora di sonno in più, sono attesi meno infarti perché, pur rimanendo invariati i fattori di rischio legati ad orari non consoni e stress da inizio settimana, si riduce il fattore legato al ‘dormire meno’.