Roma, 27 Gennaio 2011 – Oggi, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sono vaccinate contro il tumore al collo dell’utero con le tre dosi previste solo il 59% delle adolescenti nate nel 1997 (il primo gruppo di ragazze che ha ricevuto in tutta Italia l’offerta gratuita a vaccinarsi). Le probabili cause della bassa percentuale sono la novità del vaccino, i persistenti dubbi sulla sua efficacia e sicurezza, la poca informazione ricevuta, uniti al costo ed al parere incerto del medico, sia esso ginecologo o pediatra. Fatto sta che la campagna di prevenzione vaccinale del tumore al collo dell’utero per le adolescenti iniziata dal Ministero della Salute nel 2007 difficilmente raggiungerà l’obiettivo del 95% ipotizzato per il 2012.
Da gennaio 2008, inoltre, anche Regioni, ASL e distretti hanno iniziato una campagna di sensibilizzazione, eppure oltre il 56% delle mamme dichiara di non aver ricevuto specifiche informazioni o di non aver sentito parlare della vaccinazione. Sono questi i dati emersi da una indagine condotta da O.N.Da, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna, su un campione di 1.500 mamme intervistate on-line su tutto il territorio nazionale con figlie femmine tra gli 11 e i 18 anni. “Ciò che chiedono queste mamme – spiega la presidente di O.N.Da, Francesca Merzagora – è una maggiore rassicurazione su efficacia, sicurezza e costi della vaccinazione da parte di pediatri, medici di famiglia e ginecologi. Rassicurazione che raramente ricevono”.
La conseguenza è un rallentamento delle adesioni, dal momento che solo il 18,9% di loro è pienamente consapevole di che cosa sia il papilloma virus (HPV), responsabile del carcinoma dell’utero (che continua a colpire 3.500 donne ogni anno, con circa mille decessi), e che ancora una percentuale troppo bassa (22,7%) ritiene di avere ricevuto un’informazione chiara e completa.
Quattro le Regioni italiane, sempre secondo l’ISS, fanno eccezione positiva Puglia, Basilicata, Toscana e Veneto dove la campagna ha raggiunto un ottimo risultato (75-80%), in Lombardia, nonostante l’affollamento comunicazionale, la copertura è stata del 65%, mentre Campania e Sicilia segnano il record negativo: 27 e 34%.
“Siamo lontani dai risultati attesi – continua Francesca Merzagora – tuttavia mancano ancora il 2011 e il 2012 e confidiamo che le valutazioni abbastanza positive sugli aspetti organizzativi possano spingere in futuro le mamme ad aderirvi”.
“La prevenzione del carcinoma della cervice dell’utero – dichiara il Prof. Enrico Garaci, presidente dell’ISS – è l’obiettivo di numerose attività di sanità pubblica. Alle donne dai 25 anni di età, infatti, è raccomandato di sottoporsi allo screening in grado di evidenziare lesioni precancerose causate da vari tipi di virus papilloma (HPV). Ma solo il 40% delle donne italiane lo effettua nell‟ambito dei programmi pubblici (con ampie variazioni regionali e per livello sociale). Anche in questo caso, dunque, non bisogna allentare le campagne informative e di sensibilizzazione”.
Linko un’articolo tra tanti, giusto per fare un po’ di contro informazione rispetto a quanto fanno i media servi delle case farmaceutiche.
http://www.catherine-morgan.com/2009/08/31/gardasil-risks-vs-benefits/