La situazione dei parchi italiani si aggrava di giorno in giorno. Gran parte dei parchi nazionali come ha denunciato il WWF è senza comitato direttivo in qualche caso da molti anni chi dal 2007 e 2008. Solo 8 su 24 si sono dotati di un piano e tutti sono privi di regolamento attuativo. E questo nonostante che dal 2013 il numero dei componenti dei comitati direttivi sia passato da 12 a 8 e le comunità dei parchi al pari delle associazione ambientaliste abbiano fatto al ministero le designazioni di competenza.
Non migliore la situazione dei finanziamenti tanto è vero mentre il Ministero dell’ambiente nel 2010 aveva in bilancio 1,2 miliardi di euro oggi ha solo 500 milioni. Ancora peggio il capitolo di bilancio ‘gestione interventi Aree Marine Protette’ che ha registrato un taglio 1.200.000,00 euro passando dagli originari poco più di 5.000.000,00 di inizio anno agli attuali 3.790.000,00 con un taglio di circa il 24%.
E qui va rilevata la paradossalità di queste cifre se si ricorda –come si deve ricordare- che nel 2009 quando si cominciò a discutere della brutta legge ancora in discussione al senato essa fu ipocritamente motivata con l’esigenza di rilanciare soprattutto proprio il comparto delle aree protette marine oggi ad un passo dalla chiusura per l’impossibilità di svolgere qualsiasi funzione anche burocratica.
Con il ministro Orlando dopo i tanti e ripetuti rifiuti di convocare la terza Conferenza nazionale dei parchi a metà dicembre del 2013 alla Sapienza di Roma si era finalmente riavviato un confronto con i parchi e le istituzioni regionali e locali. Le regioni in particolare in un loro documento nazionale avevano riproposto l’esigenza di ristabilire un permanente contatto con il ministero privo orami da anni di sedi e strumenti per definire
una programmazione in grado di puntare alla costruzione di un sistema nazionale di aree protette anche con Rete Natura 2000 e le politiche comunitarie a mare specialmente con il santuario dei cetacei e a terra con la Convenzione Alpina e APE.
Il tutto reso più urgente e indispensabile in vista della revisione del Titolo V della Costituzione che ha fallito proprio in questo disegno di mettere in relazione non conflittuale ma cooperativa le competenze nazionali con quelle regionali e locali senza ulteriori concessioni ad un centralismo burocratico che ha penalizzato e sta penalizzando anche e soprattutto i parchi.
E’ da qui perciò che bisogna ripartire e non solo mettendo fine a questi inspiegabili ritardi del tutto ingiustificabili con il presto che il piatto piange. Al tempo stesso va riaperta immediatamente una discussione elusa al tempo della legge Bassanini ma che ormai si impone specie dopo che ai parchi è stata inopinatamente sottratto il paesaggio nonostante la legge quadro faccia espresso riferimento all’art 9 della Costituzione.
Ci vuole insomma dopo anni di gestione burocratica ministeriale una cabina di regia nazionale in grado di gestire le aree protette –tutte- senza manfrine specie per quelle marine come avevamo iniziato a fare con Orlando proprio come Gruppo di San Rossore
mettendo in cantiere un Osservatorio nazionale sul mare d’intesa con il parco si San Rossore e la regione Toscana.
Un impegno a cui intendiamo tenere fede e che chiederemo anche al nuovo ministro di sostenere quando ne discuteremo il 20 giugno in un incontro nazionale a Marina di Pisa promosso con il parco e la regione.
Il ministro Orlando da quanto risulta anche dal sito del Ministero aveva insediato un gruppo di lavoro per ridefinire l’ordinamento ambientale oggi frammentato e difficilmente gestibile. Ne aveva parlato anche ad un Convegno nazionale alla Scuola Sant’Anna di Pisa proprio pochi giorni prima di passare la mano al ministro Galletti.
Ecco un altro passaggio importante per il ministero ma anche per le regioni, gli enti locali e tutte le associazioni ambientaliste giustamente allarmate per l’andazzo delle cose. Qui va verificato dopo le penose vicende della legge del senato non se la 394 è da cambiare ma dove e come va finalmente cambiata la politica nazionale senza trucchi e senza inganni.