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Arthropleura, un millepiedi di due metri

L'animale di oggi, l'Artropleura, è un gigantesco millepiedi: le stime fatte dagli scienziati attestano che la sua lunghezza fosse di almeno un metro e mezzo o due. Un animale da record insomma, per la precisione sarebbe infatti il più grande artropode, se non il più grande invertebrato terrestre, mai vissuto sul nostro pianeta

Scritto da Andrea Maraldi il 24.03.2014

Questa settimana abbandoniamo l’era dei dinosauri per andare molto più indietro: l’animale di cui parliamo oggi è infatti vissuto più di 300 milioni di anni fa, in un’età della Terra in cui il pianeta era ricoperto quasi interamente da foreste e giungle, i cui resti depositatisi nel millenni sono una delle componenti di base più importanti del carbone e degli altri combustibili fossili. Proprio per questo la remota epoca in questione è stata battezzata dagli scienziati Carbonifero.

L’animale di oggi, l’Artropleura, è un gigantesco millepiedi: le stime fatte dagli scienziati attestano che la sua lunghezza fosse di almeno un metro e mezzo o due. Un animale da record insomma: si tratterebbe infatti del più grande insetto, se non del più grande invertebrato terrestre, mai vissuto sul nostro pianeta.

Sebbene purtroppo i suoi resti siano molto frammentari, sono stati ritrovati numerosi fossili di questa creatura, e persino piste di impronte (se non di questa specie, comunque di altre molto simili) in varie località dell’Europa e del Nord America, in particolare in Scozia, Ohio ed Illinois.

Non abbiamo resti in buono stato della sua testa e delle sue fauci, ma essendo molto simile ai moderni millepiedi e centopiedi, è ragionevole pensare che come loro si nutrisse di piante e residui organici vari trovati a livello del suolo. Viste le sue dimensioni, forse occasionalmente anche piccoli animali e uova di altri insetti rientravano nella sua dieta.

Arthropleura

Sicuramente la taglia dell’Artropleura era un’efficace difesa dai predatori del suo mondo, è probabile però che tale caratteristica non si sia sviluppata come un meccanismo di difesa, ma che sia piuttosto una conseguenza indiretta di una condizione unica del suo ambiente natale: nel mondo del Carbonifero le piante hanno raggiunto una diffusione mai più eguagliata nella storia del nostro pianeta e, di conseguenza, i livelli di ossigeno nell’atmosfera erano molto superiori di quelli a cui noi siamo abituati, rendendo molto più facile anche ad animali con un metabolismo ed un sistema respiratorio poco efficiente, come gli insetti appunto, di svilupparsi in modo anomalo e raggiungere dimensioni ragguardevoli. Per la stessa ragione gli Artropleura e gli altri invertebrati giganti della sua epoca si sarebbero poi estinti alla fine del Carbonifero, quando la Terra si è fatta molto più arida e spoglia e la quantità di ossigeno nell’aria ha iniziato a diminuire, avvicinandosi a percentuali simili a quelle attuali.

Come abbiamo detto, questo enorme insetto doveva avere ben pochi nemici naturali una volta raggiunta l’età adulta: fra di essi c’erano scorpioni giganti quali il Pulmonoscorpius, delle dimensioni di un grosso gatto, ed i grandi anfibi che vivevano nelle aree paludose del suo dominio, che però molto probabilmente incontravano raramente l’Artropleura, che si pensa prediligesse il terreno solido piuttosto che gli ambienti in cui questi ultimi vivevano. Uova, larve ed esemplari giovani dovevano invece essere prede ambite ed un anello importante della catena alimentare, e dovevano guardarsi anche dalle libellule (le quali a loro volta nel Carbonifero raggiunsero dimensioni gigantesche) e dai primissimi rettili e proto-rettili quali il Pulmonoscorpius.

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