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Sulla bontà

Scritto da Maria Rosa Pantè il 13.02.2012

Antonietta Curcio, proprietaria dell’Hotel Britannia di Rimini, dal 2006 durante i mesi invernali più freddi mette la propria struttura e il personale a disposizione dei senzatetto, che ospita gratuitamente, compresa la colazione.

Lo scorso anno sono venuti quasi in 200, ormai la voce si è sparsa” ha dichiarato la signora.“Se tutti gli alberghi lasciassero anche una sola stanza a disposizione di queste persone nei mesi più freddi, si salverebbero molte vite e non si ripeterebbero tragedie come quelle dei neonati che perdono la vita per il freddo”. (da www.cacaonline.it)

Di questa donna faccio fatica a scrivere. Cosa posso dire che non sia retorico? Cosa posso scrivere che non sia buonista? Orrida parola, come se il termine buono fosse troppo alto o troppo fuori moda e si dovesse imbruttirlo, degradarlo con il suffisso per farlo diventare buonista.

Parlare del bene è difficile. Vien da trovare mille difetti: questa donna è buona, ma…

Ma è forse un po’ ingenua.

Ma è di certo poco furba.

Ma avrà secondi fini.

Dire che questa donna probabilmente è buona e basta è difficile. Meglio dire è generosa, è attenta ai poveri, è sensibile.

Ostracismo alla parola buono, bontà: questo mondo così chiuso, così cinico, così prudente, ha paura della parola bontà. O forse solo io?

Essere buoni può servire anche a mettersi in mostra, eppure da anni la signora apre il suo albergo e solo oggi la cosa è nota ai media.

Mi pare a volte che sia più difficile dire, riconoscere la bontà, piuttosto che praticarla concretamente.

E poi la bontà non è un vaccino contro la malattia, la morte precoce, il dolore. Anzi talvolta pare che chi è buono è più tartassato dalla sorte, più maltrattato dalla Provvidenza.

Dunque se non serve nemmeno a proteggere dai dolori, perché essere buoni?

Domanda legittima da porre a chi buono è naturalmente o come traguardo della vita. Io penso che la bontà paghi, che la bontà dia gioia, serenità interiore, una luce che traspare dai volti.

Devo ringraziare la signora che, oltre a scaldare tante persone, ha scaldato il mio cuore facendomi pensare a chi è buono senza tante esternazioni, senza tanti filosofemi e tante paure.

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