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Giovanni Gentile e la riforma scolastica italiana

Scritto da Alba Fecchio il 02.12.2011

Alba del pensiero - rubrica settimanale di filosofia e naturaAbbiamo lasciato in sospeso, la scorsa settimana, la figura di Giovanni Gentile.

E’ un personaggio indubbiamente controverso, sia per la sua adesione incondizionata al fascismo, sia per la sua riforma dell’educazione italiana, che tra poco approfondiremo.

Conduce una normale carriera accademica insegnando filosofia teoretica prima a Pisa, poi a Roma. Già nel 1922 dimostra un particolare interesse per il movimento fascista che stava sempre più dilagando. L’anno successivo, infatti, si iscriverà ufficialmente al PNF.

Gentile riconosce nel fascismo quei caratteri accentratori e totalitari, anti-individualistici che dovevano essere, secondo la sua filosofia mutuata da Hegel, alla base di un idea di Stato come “unificatore della società”.

La collettività infatti, è si formata da singoli individui, ma per giungere a ciò che realmente può essere chiamata società, si deve presentare come unitaria sotto ideali comuni, sotto un “unico stemma”.

E’ chiaro che pensare questo avvicinava molto l’interesse del filosofo alla “rivoluzione” che proponeva Mussolini. Qui ritrovava l’idea di grandezza della nazione, dei miti della vittoria e della terra.

Gentile riconosceva in Mussolini l’iniziatore di una missione, quella cioè, di fare degli italiani degli homini novi, riferendosi con tale termine alla romanità: uomini che riscoprono il proprio valore e lo applicano ai settori a loro più congeniali.

Dal punto di vista strettamente filosofico, Gentile era molto meno innovatore del suo rivale Croce. La sua filosofia era vicina a quest’ultimo, si parla sempre di neoidealismo, vale a dire di una rilettura nuova e profonda del pensiero hegeliano. Gentile contamina il pensiero di Hegel con quello di Fichte ritenendo necessario parlare di “atto puro” come “forma e principio della realtà diveniente”. In parole povere Hegel avrebbe commesso un errore nella delineazione della dialettica che vale per il pensare, in senso aulico, ma non per il pensato. Avrebbe cioè lasciato dei germi, all’interno del meccanismo dialettico, delle scienze e con esse del pensiero che Gentile chiama “determinato”, vale a dire quel pensiero legato direttamente alle dinamiche mondane e transitorie terresti.

Si può dire che l’astio che Gentile nutriva  nei confronti delle scienze si evinca soprattutto nella sua riforma pedagogica.

In primis Gentile era assolutamente convinto che non fosse necessario- a differenza delle plurime dottrine educative fino ad allora studiate- delineare un metodo educativo unico e unitario.

L’intero programma didattico doveva essere affidato al maestro che decideva, per mezzo della sua vasta cultura, cioè che era necessario sapere.

Fin qui si può immaginare la pericolosità di questo metodo. A ciò si associò una vera e propria riforma della Scuola Italiana, che avvenne nel  1923.

L’obbligo scolastico fu innalzato ai 14 anni, e l’iter scolastico modificato.

Le scuole elementari andavano dai 6 ai 16 anni. Una volta terminato questo primo step, due erano le scelte possibili: o la via dei licei- classico per chi sarebbe stato poi destinato a dei ruoli dirigenziali, e scientifico per  la carriera medica- o una scuola di specializzazione per l’avviamento al lavoro. Con quest’ultima, l’accesso alle università era negato. Le materie più importanti restavano l’Italiano e la filologia, le materie scientifiche erano considerate di rango inferiore e utili solo ad un fine lavorativo, non intellettuale.

Ruolo di fondamentale importanza aveva per Gentile, soprattutto nelle scuole elementari, la religione.

La religione si presentava infatti come un collante per tutti gli studenti, il filosofo considerava inoltre indispensabile che tutti i futuri cittadini avesse una rigida e determinata concezione religiosa.

Lo studio della  filosofia veniva introdotta soltanto nei licei. Essa troppo pericolosa per il popolo che avrebbe potuto iniziare a ribellarsi indotto dallo stimolo al pensiero tipico di questa materia.

Come potete notare l’educazione di stampo gentiliano permea, per molti versi, ancora il nostro sistema scolastico. Gentile è un esempio di come, alla faccia di chi crede che la filosofia sia una “civetta innocua”, essa possa modificare il pensiero, un’istituzione per anni… facendo anche molti danni…!

 

Il film che vi consiglio questa settimana è una commedia, Nessuno mi può giudicare, di Massimiliano Bruno.

 

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